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Il sindaco Gabbianelli
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- Le mense. Le società. La chiusura del centro storico. Un vero calvario per Gabbianelli questo inizio d'anno. In tre mesi ha messo in fila un mezzo scandalo, un mezzo crack, una mezza chiusura.
Quella di ieri è però politicamente la crisi più forte.
E sì perché l’intero consiglio comunale si rivoltato contro il sindaco.
Perfino i fedelissimi di An sono stati tiepidi astenendosi dal votare la mozione Purchiaroni o addirittura, in due casi, hanno votato a favore. Cioè contro la giunta guidata da Gabbianelli.
Ora si possono fare mille ragionamenti più o meno sottili, ma la verità è che la giunta Gabbianelli e Gabbianelli stesso sono stati sfiduciati dal suo consiglio. Questa si chiama crisi politica.
E si badi bene non su una questione secondaria ma sul centro storico che, per una città come Viterbo, è il cuore del cuore.
Un sindaco qualsiasi potrebbe anche abbozzare, mediare, far finta di niente, perdere la faccia pur di rimanere sulla sua poltroncina. Ma Gabbianelli si può permettere di perdere la faccia? Può permettersi di dare la prova provata di essere in mano ai suoi avversari e “amici” politici?
No, Gabbianelli non se lo può permettere.
Se Gabbianelli fosse veramente quello che ha voluto far apparire di essere dovrebbe trarre le conseguenze politiche della sfiducia.
Dovrebbe avere il coraggio di andare a una crisi vera e verificare sul serio se ha ancora una maggioranza.
Anche perché i dissensi, ad esempio dell’Udc e Forza Italia, e i mugugni, ora manifesti, di molti consiglieri di An non si limitano a questo episodio. Sia sulle mense che sulla società Gabbianelli è contrapposto alla sua maggioranza.
E quando uno non ha più la sua maggioranza che fa? Gabbianelli lo sa cosa dovrebbe fare.
L'alternativa è continuare a prendere schiaffi, giorno dopo giorno, e lorgorare la propria immagine fino a diventare un re travicello.