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Riceviamo e pubblichiamo
- Un’inchiesta giornalistica ha il compito di portare all’attenzione della pubblica opinione un problema, un evento o una vicenda ma per sua stessa natura dura poco. E non fornisce le risposte.
E’ la politica, nelle sue varie forme ed articolazioni territoriali, se la situazioni si mantiene sul terreno della legalità, a dover fornire le soluzioni, certe volte ricercando faticosamente la sintesi altre volte adottando misure più ultimative.
Sulla vicenda dell’appalto delle mense scolastiche, gli organi d’informazione, soprattutto il Messaggero, hanno fatto bene la loro parte. Il problema è stato sollevato ed analizzato nella sua complessità che è ad un tempo politica, amministrativa e sociale.
O forse è meglio dire prima sociale, visto che la sicurezza alimentare di più di mille bambini deve essere la priorità, poi politica e poi amministrativa.
Di fronte al can can mediatico che si è sollevato cosa ha fatto ad oggi l’amministrazione comunale? Come ampiamente pronosticato da più parti, niente, non ha fatto niente.
Del resto è diventato facile essere profeti a Viterbo, basta immaginare il peggio. Ed il peggio è andato in onda al consiglio comunale della settimana scorsa.
Dopo tre ore e mezza di domande, e richieste di chiarimenti, l’assessore Rotelli non ha soddisfatto nessuno con la sue risposte, forse nemmeno i consiglieri del suo stesso partito che pure si sono spesi in una difesa.
Tralasciando la parte concernente le fatture e la cessione del ramo d’azienda su cui altri più competenti e titolati si sono già ampiamente pronunciati, vorrei fermare l’attenzione su alcuni passaggi della lunga requisitoria dell’assessore Rotelli che sono risultati, a detta di chi scrive ovviamente, particolarmente contradditori.
Ne parlo per come mi salgono da dentro, senza la pretesa di dare consequenzialità logica ad una vicenda che di logico non ha proprio niente:
A) qualità del cibo fornito ai bambini. Della serie quando la politica riesce ad essere comunque autoreferenziale avendo l’occasione di non esserlo.
Almeno su questo aspetto l’assessore avrebbe potuto rivolgersi alle famiglie, durante il consiglio e nella mattinata in conferenza stampa, cercando di tranquillizzarle, perché resta fermo un aspetto di questa vicenda e cioè che i genitori mandano i propri figli a mangiare a mensa non per un vezzo ma per una necessità, spesso inderogabile.
Ed invece Rotelli ha continuato a parlare ai consiglieri, ai dirigenti, alla stampa, e al sindaco assente giustificato.
Ma non alle famiglie.
Ha promesso un’altra commissione, che affiancando quella paritetica già esistente, ma riunitasi prima del 26 di febbraio solo una o forse due volte, ci dirà come si mangia nelle scuole di Viterbo.
Insomma le famiglie da settimane si lamentano per il peggioramento del servizio delle mense scolastiche e l’assessore dopo un periodo di indifferenza assoluta cosa fa? Raddoppia le commissioni.
Venisse almeno concesso a queste commissioni di fare sopralluoghi quando e come vogliono sarebbe già un aver capito la delicatezza della situazione. A me personalmente il pronunciamento di questa ampiezza di margini di manovra delle commissioni è sfuggita.
Per tranquillizzare le famiglie fornendo le risposte che la situazione richiede, sarebbe bastato vestire i panni di un imprenditore del settore alimentare e domandarsi ”ma io, ad una società in piena crisi finanziaria, che ha difficoltà a pagare gli stipendi dei propri dipendenti e può esibire un bollettino dei protesti a più pagine, fornirei le mie primizie o la merce di cui mi vogliono liberare?”
B) Sciopero del panino.
Sempre durante il consiglio comunale della settimana scorsa l’assessore ha grosso modo sintetizzato la forma di protesta ideata dai genitori come una piccola cosa limitata peraltro alla scuola di San Sisto perché li svolge la sua attività di dirigente scolastica e consigliera comunale la Pascolini, che ovviamente avrebbe soffiato sul fuoco. Ma sulla stampa di qualche giorno prima ha detto che la protesta ha riguardato il 30/35 per cento dei bambini.
San Sisto è forse frequentato dal 35 per cento dei bambini viterbesi?
C) Rispetto delle regole.
Assegnare un appalto che impegna risorse di bilancio per quinquennio con una determina dirigenziale, a detta di molti, tra cui anche Gigli, sarebbe un atto illegittimo.
Di fronte a questa affermazione l’assessore ha risposto, con fare non saprei se più arrogante o inconsapevole, che illegittimo è stato anche utilizzare l’e-mail della scuola da parte della Pascolini.
Della serie quando si spara col cannone per uccidere una formica.
D) Il silenzio del sindaco.
Qui solo in apparenza siamo di fronte ad un atteggiamento incomprensibile, c’è da scommettere che celebrato il congresso di An, in cui si gioca il destino di molti, sindaco incluso, Gabbianelli parlerà.
Per chiudere vorrei riportare integralmente quanto scriveva l’assessore Rotelli sulla stampa locale in data 29 gennaio 2007 ”Tutte le attività che svolgiamo a favore dell’infanzia e dell’adolescenza non sono calate dall’alto.
Sarebbe fin troppo semplice. Ogni iniziativa proviene dalle esigenze che il territorio ci presenta ed è mirata al superamento del disagio ed all’affermazione del benessere dei bambini”.
E ancora cosi assessore?
Segreteria provinciale Sdi
Fabio Scalzini