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Viterbo
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- La corte d’appello di Roma gli dà torto, il sacerdote sposato e la moglie malata costretti a lasciare la canonica di Chia
Ma don Giuseppe Serrone non demorde e annuncia il suo ricorso in Cassazione.
“Quando sarà depositata la motivazione della sentenza presenterò ricorso in Cassazione”, afferma.
Il sacerdote sposato e disoccupato, che vive con la moglie Albana Ruci nella casa canonica di Chia dove è stato parroco, si prepara a continuare lo scontro a livello giudiziario con la diocesi.
La terza sezione civile della Corte d'appello di Roma, nonostante le contestazioni dall'avvocato di Serrone, Guido Travaglioni, ha emanato la sentenza che gli impone di lasciare l'abitazione e lo condanna al pagamento delle spese processuali.
E’ stato accolto, quindi, il ricorso di Enzo Celesti, attuale parroco di Chia.
Don Serrone si è sposato civilmente dopo aver ottenuto la dispensa dal celibato da papa Giovanni Paolo II. Vive nella canonica con la moglie malata, in cura presso il servizio psichiatrico della Asl.
“Chiederemo - dice l’ex parroco - l'intervento del sindaco per bloccare l'esecuzione dello sfratto. Credo di aver diritto a tutto ciò anche per le gravi condizioni di salute mia moglie”.
L’ex parroco di Chia si sente un perseguitato dal suo vescovo.
“Sono stato costretto in questa situazione perché sono disoccupato per colpa del vescovo della diocesi di Civita Castellana, Divo Zadi. Mi ha privato dell'insegnamento prima a Viterbo e poi a Palermo. E’ stata una vera e propria persecuzione nel miei confronti.
Serrone sta organizzando per i prossimi giorni una protesta davanti alla sede della curia di Civita Castellana per ottenere dal vescovo Zadi il nulla osta per tornare ad insegnare nelle scuole. Una manifestazione “sotto lussuoso palazzo vescovile, restaurato recentemente alla faccia dei senza tetto e degli sfrattati”, afferma l’ex parroco.
Sulla sua vicenda l'ex parroco ha aperto un sito: http://giuseppeserrone.altervista.org/