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Marcello Meroi (An)
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Riceviamo e pubblichiamo
- Caro presidente Mazzoli,
sto attentamente seguendo, ormai da molto tempo, la difficile vicenda che vede loro malgrado protagonisti i “cantieristi” dell'amministrazione provinciale, alcuni già fuori del mercato del lavoro, sia pure precario, ed altri in attesa di una prossima esclusione.
Non voglio entrare nel merito di polemiche politiche che hanno visto per troppo tempo rimpallarsi responsabilità di assunzioni, inquadramenti, allargamenti dei cantieri e di tutto quanto altro opinabile.
Al di là di ogni considerazione di parte, credo fermamente che quando un politico od un amministratore si confrontino con il diritto al lavoro dei cittadini, il dividersi per crearsi alibi o per portare acqua al mulino del proprio schieramento politico, sia operazione poco qualificante.
Credo che possa permettermi tale affermazione avendo risolto, l’amministrazione da me guidata, il problema del definitivo inquadramento di tanti “precari” nel 1995 in carico al Comune di Viterbo, con la collaborazione di tutti e senza polemiche di basso profilo.
Mi rivolgo quindi a te per sollecitare alcune considerazioni conseguenti a quella che pare essere la soluzione definitiva prospettata dalla provincia, che parrebbe prevedere l’assunzione di 3/5 dei cantieristi, il loro impiego part time, l’accesso mediante prove di concorso o selezione.
Non può certo sfuggirti l’assoluta inconsistenza di tale proposta, che avrebbe come conseguenze certe: la disoccupazione per venti persone, uno stipendio di circa 600/700 euro per gli inquadrati, l’altissima possibilità di avere tempi di definizione lunghissimi, visto che le selezioni porterebbero a probabili ricorsi che, se accolti, sospenderebbero le procedure di assunzione.
Ma in ultimo, e te lo indico come problema primario, la circostanza che, ottimisticamente parlando e tralasciando i predetti ricorsi, le assunzioni degli idonei non potrebbero avvenire prima di settembre od ottobre prossimi.
Con la conseguenza che i tantissimi ex cantieristi che hanno già ultimato il periodo previsto, non avrebbero percepito un euro per un periodo di dieci mesi.
Credo, caro presidente, che tu non voglia e non possa accettare questa “soluzione”.
Non la puoi accettare da uomo delle istituzioni, non la puoi accettare da politico, non la puoi accettare da autorevole esponente di uno schieramento che ha sempre fatto del diritto al lavoro una delle sue principali battaglie.
Ed allora impegnati a trovare una soluzione diversa, che tale realmente possa definirsi, delle procedure adeguate e, se alternative ai tempi previsti non fossero amministrativamente perseguibili, una possibilità di collocare temporaneamente chi oggi dovrà attendere almeno otto mesi per sperare di guadagnare uno stipendio certamente modesto.
Il gruppo consiliare di An e tutte le nostre strutture sono disponibili, per ciò che ci compete, a collaborare ad un progetto serio per difendere un diritto che riteniamo prioritario, quale quello al lavoro.