Senza filtro
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Michele Bonatesta
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-Sotto la lente d’ingrandimento dell’ex senatore Bonatesta, la situazione di Alleanza Nazionale a Viterbo e provincia.
“Sono tremila. No quattromila. No, sono cinquemila. In Via Cardarelli dice hanno cominciato a dare i numeri, quelli relativi al tesseramento, ovviamente, che tra non molto dovrà portare An al congresso provinciale e all’elezione del nuovo presidente.
Evidentemente, il nuovo corso indicato da Fini per An sta suscitando, nella Tuscia, un entusiasmo senza precedenti.
La federazione, con Forza Italia e Lega, l’imprimatur di neo democristiano e quindi l’ingresso nel Ppe, le aperture filo islamiche, il possibilismo sulle coppie omosessuali, hanno fatto sì che in Via Cardarelli ci sia stata la fila per assicurarsi quel rettangolino colorato che testimonia la condivisione di questi e tanti altri nuovi valori della destra.
Il nuovo che avanza, dunque, con il ritorno di tanti di coloro che, duri e puri, a suo tempo decisero di non purificarsi alla fonte di Fiuggi e di tanti altri ancora, camerati di fede indiscussa, che, da allora, hanno vagato di qua e di là alla ricerca di una identità finalmente certa.
Come la Lupetti, ultima arrivata perché “folgorata” dal dr. Taglia, aspirante prossimo federale gialloblù. Cinquemila tessere, si dice, - prosegue l’ex parlamentare viterbese, - a testimonianza di come An sia cresciuta nella concordia del dopo-Bonatesta.
Anche se Storace (con un occhio al 15 febbraio, data in cui il gup Enrico Imprudente deciderà se e chi rinviare a giudizio per il Laziogate) trova il tempo per mettere in dubbio l’autenticità di questa abnorme crescita di tessere che dovranno portare, in tutta Italia, alla celebrazione della massima espressione di partecipazione democratica di un partito: il congresso.
Non ci risulta, però, che il leader di “d-Destra” abbia espresso la benché minima perplessità sul tesseramento di via Cardarelli né che abbia chiesto a qualcuno di fare chiarezza, né che abbia avvertito qualsivoglia mancanza di democraticità in An quando decise (motu proprio) la lista dei “nominandi” senatori nel Lazio.
Il problema, a Viterbo, se lo sono comunque dovuto porre i probi viri quando, come pare, si sono trovati di fronte a qualche doppio tesseramento o agli assegni “cumulativi” per i mucchietti di tessere portati da questo o quel leader locale o aspirante tale. Sciocchezze. Ora c’è solo da affidarsi alle urne.
Chi sarà il nuovo presidente?
C’è chi giura sul dottor Taglia, c’è chi indica il dottor Bracaglia, c’è chi spera in qualche giovane outsider dell’ultimo momento, magari il dr. Rocchi. Tutte chiacchiere. Le cinquemila tessere sottolinea Bonatesta vogliono dire solo che, questa volta, non si intende lasciare nulla al caso, nessun margine all’imprevisto. Le varie anime del partito alla fine dovranno trovare una intesa, magari a maggioranza.
Il presidente provinciale di An sarà quello stabilito da Gabbianelli che avrebbe già siglato l’accordo con Storace, con la benedizione del leader massimo Gianfranco Fini. E Meroi?
Meroi ancora una volta dovrà far finta di essere d’accordo con il suo fraterno nemico Gabbianelli per evitare di rimanere più solo di quanto non sia sempre stato. Con questo congresso, infatti, non ci si gioca solo la guida di via Cardarelli conclude Bonatesta ma anche l’assegnazione delle più o meno future poltrone, delle sedie e degli strapuntini per colonnelli, marescialli, caporali ed attendenti di casa nostra.
Il candidato sindaco per il dopo Gabbianelli, per esempio, che potrebbe determinare il salto del fosso per qualche berluscones se in An non dovesse trovare più spazio, ipotesi non del terzo tipo.
I candidati per le regionali (a Taglia e Gabbianelli fischiano le orecchie) o le prossime “nomine” al parlamento ( Gabbianelli e Taglia sono attraversati da un brivido).
Un congresso all’insegna della lottizzazione, insomma, dove i “soliti noti” dovranno far finta di tenere conto anche di quel 25 per cento di “quote rosa” che per statuto dovrà figurare nelle liste senza però avere garantite poltrone, sedie e strapuntini.
Il nuovo che avanza, insomma. Anzi: il nuovo che… torna.
Questo a me, questo a te. Ed al popolo? Al popolo… (censura!!!)”.