|
Gino Saladini
copyright Tusciaweb |
Riceviamo e pubblichiamo -
Abbiamo assistito ad un’operazione lontana da qualsiasi dialettica politica, dove non hanno contato né i partiti né gli schieramenti, né prospettive né progetti, né tanto meno le attese della città.
Tutto si è consumato durante un primo ed un secondo incontro clandestini, sempre di notte, lontano dalle sedi istituzionali, dove pure in sette mesi si era discusso a lungo in dibattiti aperti al contributo della gente.
L’altra notte no.
L’altra notte si è svolto tutto in sordina, tutto di nascosto.
E con il favore delle tenebre “Gino” il “sindaco della gente” è stato destituito, tradito da tre esponenti della sua stessa lista, di cui due non nuovi al cambio di maglia durante la stessa partita.
Ed in questa strana vicenda tra i record negativi e un gran vociare di cifre c’è senz’altro da segnalare anche questo.
Tutto qui. Non vedo come possa entrarci la politica.
Piuttosto si è trattato di un’operazione ispirata ad una logica commerciale per la quale, poche ore dopo, veniva anche resa nota con estrema naturalezza la matrice: il Porto e gli interessi economici che girano attorno allo scalo, con tanto di candidato bello e pronto ad uscire da dietro le quinte.
Proprio la caduta di Saladini ha dimostrato come questo tipo di poteri a Civitavecchia si sia rafforzato negli anni, infiltrando le formazioni politiche dove gli interessi personali o di pochissimi devastano progetti ed idee.
Le liste civiche sono in questo senso fragilissime. E’ bastato che la mano del porto scrollasse l’albero della lista Saladini per far cadere dalla propria parte tre consiglieri come pere mature. E al primo tentativo.
Ma al secondo, quello di eleggere il “sindaco del porto”, mi opporrò decisamente.
Sono in ballo non solo i progetti di sviluppo e le prospettive della città che non può essere considerata come una gigantesca zona servizi dello scalo, ma l’idea stessa della democrazia e i principi di convivenza democratica.
Dopo la parentesi buia degli ultimi giorni, se torniamo a ragionare di politica alla luce del sole, su questi temi, sul comune sentire di una cosa pubblica aperta, leale, disponibile al dialogo e non “ammaestrata” dalle economie e dai poteri forti, penso siano possibili intese altrettanto forti che si devono rinsaldare in breve tempo.
Si apre una fase di serena e profonda riflessione alla quale non mi sottrarrò nemmeno personalmente.
Pietro Tidei