Riceviamo e pubblichiamo
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Piazza del Plebiscito
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-Il 06/01/07 , su un quotidiano cittadino, il dirigente della Digos di Viterbo affermava, riferendosi al quartiere S. Barbara :
“Restituiremo il quartiere ai suoi abitanti”
E’ una frase grave, che pesa come un macigno sull'amministrazione pubblica della città, soprattutto se ricordiamo quante sollecitazioni ,inascoltate, sono state fatte dal Comitato Gens S. Barbara e dai banchi dell’opposizione in consiglio comunale.
Se poi, a ciò aggiungiamo e teniamo in considerazione, la situazione, riferita a Viterbo, da “Ecosistema Bambino 2007”, non possiamo che pensare a Viterbo ,come ad una città allo sbaraglio per quanto riguarda la gioventù.
Nelle settimane scorse, in Consiglio Comunale, abbiamo assistito a discussioni vivaci sulla violenza giovanile, prendendo spunto da alcuni fatti occorsi nella stessa Viterbo, e, alla fine si è convenuti che la violenza da qualsiasi parte essa provenga è una piaga che deve essere debellata .
Ma come?
E’ necessario costruire una città che ponga la massima attenzione, anche ,alle esigenze dei giovani, un piano regolatore strutturato e strutturale che preveda città sostenibili.
Dare l’avvio a una politica giovanile portando a compimento la proposta che prevede la costituzione di un consiglio comunale dei ragazzi.
.L’idea, già in atto in altre città con risultati positivi,di confrontare il punto di vista degli adulti e quello dei giovani prima di decidere la politica urbanistica deve acquistare forza.
Oggi in 150 città italiane esistono consigli comunali eletti dai ragazzi.
In un momento in cui la famiglia ha perso molti valori di sostegno per la gioventù, è la società che deve sopperire attraverso la scuola, le istituzioni, le organizzazioni sociali e l’ambiente.
La città moderna così come strutturata, tende a provocare disgregazione sociale invece della necessaria integrazione, rappresenta un habitat che anziché essere funzionale allo sviluppo della personalità individuale e sociale dei suoi abitanti, ne condiziona la capacità di relazioni strutturanti e incrementa o la passività e la frustrazione o la violenza e l’indifferenza.
La città moderna , se non pensata in funzione dell’uomo , può rappresentare un aggregato urbano intrinsecamente violento.
La città moderna è la città dell’isolamento e della povertà relazionare; alla copresenza di più luoghi significativi in cui si sviluppavano identità diverse si è sostituita la realtà dei non luoghi, di spazi cioè che non hanno funzione né identitaria né relazionale.
Cosa può fare una Amministrazione Pubblica?
Costruire un piano regolatore che preveda (quindi non a posteriori) tutte le necessità dei cittadini:la viabilità, il verde pubblico, pensare a luoghi dedicati ai giovani, agli anziani, biblioteche,asili, scuole,ecc.
Fare una programmazione di progetti che interessino tutte le fascie di età, secondo interessi specifici e che vengano estese a tutto il territorio.
Un progetto per essere valido deve essere anche estensibile a varie situazioni analoghe con possibilità di realizzazioni omogenee.
Questo è stato fatto fin’ora? Dal mio punto di vista no!
Vi è stata una programmazione frammentaria, fatta secondo necessità del momento, non preventivata a lungo termine.
Numerose sono state le iniziative, anche interessanti, rivolte al mondo giovanile, ma nessuna è stata strutturale; sono durate lo spazio di un mattino o meglio di una serata; nessuna ha avuto una continuità tale da incidere sugli stili di vita che sono i soli che possano dare risposte positive permanenti e quindi strutturali.
Il “bullismo” non può essere combattuto con fugaci iniziative, anche importanti, ma che non hanno possibilità di incidere.
Se si vuole essere propositivi con risvolti sociali, bisogna creare ambienti e situazioni positive che inducano a fare scelte positive.
Il punto di forza di un progetto sta nell’intento di trasformare l’apprendimento di nozioni e comportamenti relativi al “sano vivere”, in una attività inconscia, veicolata da stimoli gioiosi.
Tutti ricordiamo le esperienze felici della nostra prima infanzia: se riusciremo a trasmettere stili di vita mediante momenti di gioco e di creatività saremo sicuri di averli legati a una visione serena, che più facilmente di divieti e consigli teorici potrà influire sulle scelte future.
Ma bisogna tener conto che la fase formativa dei bambini è lunga, sarà quindi necessario rafforzare questi stimoli in un percorso a spirale che partendo dalla primissima infanzia (scuole materne) viene ripetuto e ampliato in relazione alle mutate capacità e interessi dei ragazzi in tempi successivi, durante le scuole elementari e media.
Risultati positivi potranno essere raggiunti solo se gli interventi saranno incisivi e interessanti per i ragazzi e ciò richiede alta qualità nella preparazione dei percorsi educativi
In questo processo devono essere coinvolte positivamente e attivamente le famiglie e le scuole: due poli che devono interagire in quanto parte integrante e in continuum della responsabilizzazione dei giovani.
Senza questa integrazione non potremmo mai avere risposte adeguate.
Gruppo consiliare della margherita al Comune di Viterbo
Il Consigliere Sandro Marenzoni