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Il Cunicchio
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Riceviamo e pubblichiamo
- Quanto riportato dal Messaggero in data odierna sulla city del Cunicchio fa assumere alla vicenda, già “anomala” per iter ed esito, i contorni del pasticcio bello e buono.
In buona sostanza il consiglio comunale ha pensato di deliberare un cambio di destinazione d’uso ed invece nei fatti sanciva una specie di condono, perché la decisione non solo era stata già presa, non solo pubblicizzata profeticamente, ma addirittura messa in opera.
Il ruolo e le prerogative del consiglio comunale escono quindi umiliate.
Come è stato possibile che ciò avvenisse, senza che chi doveva vigilare si fosse accorto di nulla?
Le segnalazioni dell’organo di stampa (e per inciso grazie per il lavoro prezioso che una stampa libera rende sempre e comunque, perché serve a tenere alta l’attenzione sul governo della cosa pubblica, da qualunque colore amministrata temporaneamente) e le richieste avanzate in consiglio, sia da parte dell’opposizione che di esponenti della maggioranza, per ulteriori verifiche dovevano avere un’altra considerazione.
Così non è stato; ai rilievi non è stata data risposta e s’è proceduto a voler in qualche modo archiviare la decisione come si trattasse di una pura formalità burocratica.
Eludendo il particolare che quello specifico intervento edilizio così discusso e discutibile esiste solo per una “esclusiva” esigenza di interesse generale.
È stato possibile, cioè, costruire quell’edificio solo per rispondere ad una funzione pubblica, quella della biblioteca, che nel frattempo non è venuta meno. Anzi gli oneri d’affitto del Consorzio biblioteche continuano oggi a pesare sul bilancio comunale.
Nel frattempo uno dei protagonisti dei dubbi sulla vicenda il capogruppo di FI Raggi viene in tale ruolo esautorato; si ritiene che il suo atteggiamento, tra cui evidentemente possiamo annoverare tale episodio, non sia coerente coi doveri di collegialità e coerenza politica e programmatica di una maggioranza di governo.
Si comprende in questi doveri evidentemente anche la rinuncia a reclamare com’è suo diritto/dovere in quanto consigliere comunale una assoluta trasparenza e completezza negli atti e nei provvedimenti su cui è chiamato ad esprimersi ed anche a condividere ed assentire.
Sotto questo profilo la questione quindi assume un rilievo generale ed è necessario approfondirla, perché non attiene solo a dissensi politici fisiologici e normali, ma investe più direttamente il rispetto dei ruoli e delle regole istituzionali, che stanno lì a garanzia di trasparenza, uniformità, imparzialità ed equità nella gestione della cosa pubblica.
Un’ultima considerazione poi riguarda le dichiarazioni dell’imprenditore Balletti, che derubrica una modifica abusiva, in attesa del “condono” annunciato, di decine di prestigiosi appartamenti in pieno centro storico, ad una leggerezza e candidamente rimpiange non tanto di averla fatta ma soprattutto di averla propagandata ai quattro venti; che con altrettanta soave ingenuità ed infantile stupore quasi da far tenerezza pare rammaricarsi e pentirsi di essersi fidato di una “politica con cui lavora”.
E’ esagerato interrogarsi sul perché in questa città sia possibile ritenere il rispetto delle regole una specie di dettaglio?
Sandro Mancinelli
Segretario Unione Comunale DS
Giulia Arcangeli
Capogruppo DS