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Ugo Sposetti
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- Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Ugo sposetti al 3° assemblea nazionale segretari di sezione, tenutosi il 21 gennaio Eur Palazzo dei Congressi a Roma.
Un anno fa, alla Fiera di Roma, ritenemmo giusto compiere di fronte alla affollata assemblea dei segretari di sezione un rendiconto del “lavoro duro, difficile, complesso ma con risultati evidenti e positivi” svolto nei quattro anni che ci separavano dal Congresso di Pesaro.
E prendemmo degli impegni precisi.
Avevamo di fronte mesi di lavoro intenso. Il traguardo era il 9 aprile.
Dicemmo che non ci avrebbero comunque fermati.
Neanche con le calunnie.
Ci abbiamo messo tanta passione, tanto impegno, tanta fatica.
Ce l'abbiamo fatta.
Dall'assemblea del 21 gennaio scorso uscimmo pieni di speranza e di fiducia.
Eravamo certi che avremmo contribuito, con il nostro lavoro, a rendere realizzabile la svolta nel governo del Paese.
Abbiamo realizzato campagne di comunicazione di ampio respiro, diversificate, capillari.
Abbiamo costruito eventi. Dato vita a manifestazioni, incontri.
Parlato con milioni di persone.
Mesi e mesi di campagna elettorale hanno richiesto investimenti e risorse.
Sono cosciente che non abbiamo combattuto ad armi pari.
Credetemi. Non potevamo spendere di più.
Mi rendo conto che anche in questa occasione sono stato costretto a dire dei no alle richieste, alle sollecitazioni pur giuste delle compagne e dei compagni della segreteria.
Ad essere un po' duro con le richieste dei vostri segretari di federazione e delle unioni regionali.
Il mio sguardo, purtroppo, è rivolto - deve essere rivolto - alla tabella di marcia che ci siamo dati: ridurre e ancora ridurre il debito. E nello stesso tempo destinare risorse per gli investimenti.
Risorse per la formazione. Risorse per il riacquisto di sedi. Risorse per i moderni strumenti della comunicazione.
I tesorieri delle vostre federazioni e delle unioni regionali partecipano alle scelte. Vigilano. Vogliono conoscere le priorità.
Ma, in concreto, cosa abbiamo fatto?
Il 2006 è stato l'anno delle 3.700 feste de L'Unità.
Ad Andalo sabato scorso è stato ampiamente documentato il salto di qualità operato in questi anni nella organizzazione delle feste.
Più feste. Più dibattiti. Più cultura. Più partecipanti.
Eravamo molto preoccupati della scelta di tenere la Festa de L'Unità Nazionale a Pesaro.
La preoccupazione ci ha spinto a lavorare di più.
Ad essere più attenti ai conti.
A seguire con maggiore attenzione le iniziative per l'autofinanziamento.
Una città di provincia, un gruppo dirigente giovane, coeso e pieno di entusiasmo hanno vinto la scommessa.
Ce l'hanno fatta le compagne e i compagni di Pesaro.
Ce l'avete fatta voi nell'organizzare 3700 feste, aiutati da decine di migliaia di volontari, volontari e in maggioranza non iscritti.
Noi dobbiamo andare orgogliosi di questo marchio: “Le feste de l'Unita'”.
Un marchio che vive da 62 anni.
2006: 25 feste nazionali tematiche.
Già al lavoro per Bologna 2007.
Si programmano gli appuntamenti sulla neve del 2008.
A chi si chiede, a chi mi ha chiesto che fine faranno le Feste de L'Unità ho risposto con due battute.
Una certezza: le feste dell'Unità si faranno. Punto.
E una domanda: c'è qualcuno che cambierebbe il nome della Nutella?
No.
E allora non cambiamo i nomi ai nostri appuntamenti politici.
Alle nostre feste.
Ma non è sufficiente.
La Festa dell'Unità, la sezione, hanno segnato la formazione politica di tante generazioni.
Hanno rappresentato i luoghi della partecipazione e della democrazia.
Sono state, le sezioni e le feste, una preziosa “fabbrica” politica.
Per noi, per voi, le feste sono una insostituibile fonte di autofinanziamento.
Le nostre Feste dell'Unità hanno lasciato il loro segno nel voto di aprile 2006 e soprattutto nella eccezionale mobilitazione delle primarie del 16 ottobre 2005.
Il 16 ottobre tanti gazebo e tante sezioni ospitarono i seggi.
Luglio, agosto, settembre 2005.
Milioni e milioni di pezzi di propaganda, manifesti, incontri.
4 milioni e 320 mila donne e uomini non escono la mattina per caso.
Qualcosa abbiamo, avete, pur fatto per quel risultato!
E' il caso di dire che i partiti in Italia, nonostante la demagogia, lo sbeffeggiamento e l'invito al rifiuto (dei partiti stessi), hanno sorprendenti capacità di mobilitazione.
Sono capaci di convincere, di ritrovare forme di fiducia, di fedeltà e persino di fede.
Dimostrano, i partiti, di soddisfare gli interessi di chi si riconosce nei loro messaggi, nei loro progetti di modernizzazione della società.
Possiamo anche affermare che la democrazia dei partiti stia vivendo una nuova giovinezza?
Sicuramente no.
La crisi della rappresentanza politica, il rifiuto dei partiti, l'avversione per le élite, la diffidenza generalizzata nei riguardi delle istituzioni e degli eletti esistono. Tutte cose che sentiamo sulla nostra pelle.
Sono, queste, tutte manifestazioni che abbiamo ben presenti.
Sappiamo che è necessario dare voce a settori della popolazione desiderosi di esprimere aspirazioni o proteste.
E che ciò richiede di inventare nuove forme organizzative, in sintonia con le condizioni presenti della politica e le attese della società.
Ha fatto bene il presidente della Repubblica, nel suo discorso di fine anno, a richiamare la nostra attenzione sulla politica: “non allontanatevi dalla politica. Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente”.
E più oltre
“Solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettività, e la partecipazione dei cittadini è indispensabile”.
Creare più occasioni di partecipazione dei cittadini.
Dare la possibilità agli iscritti di decidere.
Noi abbiamo sperimentato in questi anni vie nuove, inedite e inesplorate per la nostra storia.
Abbiamo registrato attenzione, sostegno
Dal 2004 ad oggi in oltre 40 mila hanno raccolto il nostro appello e hanno sostenuto le nostre campagne di autofinanziamento.
La campagna io ci credo sta avendo risultati positivi.
Con la campagna di solidarietà Niños, abbiamo fornito per un anno a 38 mense popolari 5100 pasti caldi al giorno ai bambini argentini, vittime innocenti della crisi economica che aveva colpito quel paese.
Due anni fa sottoscrivemmo un accordo che prevedeva il sostegno ad un progetto promosso dall'associazione Aidos, dando via alla campagna Amore, in nome della quale 600 mila euro provenienti dal tesseramento sono stati destinati alla costruzione di un Centro per la salute della donne, per la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili e dell'Aids nella capitale de Burkina Faso.
Rischio di essere noioso.
Ma non dobbiamo avere remore, timidezze a parlare di risorse per la politica.
Vanno superate preoccupazioni e stati d'animo.
Se la democrazia ha bisogno dei partiti, i partiti hanno bisogno di risorse per vivere.
Non possono essere negate risorse pubbliche ai partiti.
Sono sempre più convinto che si debba affrontare in sede parlamentare l'attuazione dell'art. 49 della Costituzione.
E' necessario proporre un nuovo patto tra partiti e cittadini nel quale i partiti sottostìano a regole certe e trasparenti, rendendo pubblici i loro bilanci, i loro Statuti, dando più potere ai loro iscritti e ai loro elettori. Ricevendo in cambio un finanziamento nella forma di erogazione diretta di denaro e nella forma di servizi, e magari di agevolazioni.
Non siamo quelli che vogliono l'aumento dei costi della politica.
Quando chiediamo che il Parlamento deve scrivere le regole è perché siamo convinti che regole e trasparenza riducano i costi.
E' così!
Le regole e la trasparenza costringono tutti a spendere quei soldi.
E allora “qualcuno” è obbligato a spendere meno, a ridurre gli sprechi.
Si diventa tutti più oculati.
Tutto ciò deve essere accompagnato dall' autofinanziamento.
Dalla contribuzione dei propri iscritti e dal sostegno anche finanziario dei propri elettori.
Noi siamo su questa strada.
Le entrate del tesseramento.
I ricavi delle Feste de L'Unità,
Le campagne di autofinanziamento.
La contribuzione volontaria degli eletti: parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, assessori.
I nostri statuti (nazionale, regionale e provinciale), i regolamenti finanziari, la pubblicità dei nostri bilanci, vanno verso la direzione di un patto tra il partito, gli iscritti, gli elettori. Non si spiegherebbe altrimenti la nostra storia e la nostra tenuta.
In questi ultimi mesi siamo riusciti a dedicare attenzione alla gestione del patrimonio.
E' in fase avanzata su tutto il territorio il censimento delle nostre proprietà. A giorni avremo un quadro certo (provincia per provincia) della consistenza patrimoniale, del suo stato d'uso.
Intendiamo arrivare in tempi stretti a definire lo strumento più idoneo e moderno della sua gestione.
Pensiamo ad una gestione efficace, efficiente ed economica.
Pensiamo a sedi idonee ed attrezzate per l'attività politica e culturale di un moderno partito.
Lunedì 22 gennaio un gruppo di lavoro inizierà a esaminare i documenti relativi ai rapporti patrimoniali e finanziari tra il partito e il territorio, dal 1997 al 2006.
La conferenza dei tesorieri ha deciso, giustamente, di ricostruire lo sforzo finanziario e patrimoniale compiuto dalle organizzazioni territoriali per il risanamento del bilancio della direzione.
Tutti debbono conoscere i sacrifici, la solidarietà che ha investito le organizzazioni a tutti i livelli in questi anni.
Per anni abbiamo analizzato i fattori che hanno influenzato l'idea di un declino irreversibile dei partiti. Eppure oggi la partecipazione politica, anche in forme nuove, torna ad essere percepita da tante persone come un'occasione di qualificato impegno civile e come modalità efficace per incidere sulla vita pubblica della comunità locale e nazionale.
Le buone idee non si traducono automaticamente in buona politica.
Le buone idee fanno una buona politica se sono sostenute da uomini e donne disponibili a farle circolare, a metterle in pratica, ad arricchirle col loro contributo.
Il lancio della nostra iniziativa politica non può prescindere da una qualificata iniziativa immobiliare.
E' attraverso le nostre sedi, diffuse sul territorio, che il partito, e soprattutto il nuovo partito, può mantenere e ampliare un legame con la società.
Siamo, però, anche coscienti che le attuali sedi, in molti casi, non sono nelle condizioni di favorire un rapporto con i cittadini perchè poco visibili, disadorne, fredde.
La democrazia ha bisogno di sedi funzionali, polifunzionali, luoghi accoglienti e aperti dotati di strumenti adeguati. E' uno degli obiettivi necessari e prioritari.
Se guardiamo le Case del Popolo, esse hanno risentito degli effetti della profonda trasformazione sociale e dei cambiamenti delle forme di organizzazione dei cittadini, della nascita di tante associazioni di impegno sociale, civile, culturale.
Alcune esperienze di riqualificazione di quelle sedi ci dimostrano ancora oggi quanto sia diffuso il bisogno di spazi, gestiti da volontari, utili alla crescita individuale e sociale; anche a partire dalle cose più semplici quali l'alfabetizzazione dei nuovi strumenti di comunicazione, l'apprendimento della lingua italiana per i nuovi cittadini, e le serate di anziane e anziani passate a giocare a tombola.
E' una risposta alla solitudine, all'abbandono.
Ecco perchè il lavoro di risanamento del bilancio è servito anche a riconsegnare al Partito e liberare da ipoteche 61 immobili, per un valore di quasi 13 milioni di euro.
In questi giorni abbiamo acquistato, ri-acquistato 16 immobili per un valore di due milioni e 600 mila euro.
Care compagne, cari compagni, se abbiamo onorato gli impegni, se abbiamo pagato i molti debiti lo dobbiamo a voi.
Ebbene si. Potete andare fieri del lavoro svolto.
Al 31 dicembre 2001 il nostro indebitamento complessivo era pari a 584 milioni 500 mila euro.
Quella cifra si è ridotta al 31 dicembre 2006 a 139 milioni 144 mila.
Da qualche settimana la mia attenzione si è concentrata su quel numero. 139 milioni 144 mila.
Sono mutui garantiti.
Non sono preoccupato.
Però noi dobbiamo intervenire qui.
Lo dico in modo netto e brutale.
La nostra missione non è quella di dare soldi alle banche.
La nostra missione è produrre iniziative politiche, mettere a disposizione risorse per la comunicazione politica, per la formazione.
So di chiedere troppo.
E se facessimo tutti insieme un nuovo sforzo?
Perché aspettare ancora anni per liberarci definitivamente degli ultimi debiti?
Pensateci.
Ugo Sposetti