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Il carcere di Mammagialla
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- Interrogazione Al ministro della Giustizia.
Per sapere premesso che:
dai media si apprende che presso il Carcere di Viterbo è stato drasticamente ridotto il numero dei medici penitenziari (nell’ordine del 30%) sulla base di un provvedimento del provveditorato dell’amministrazione penitenziaria del Lazio che ha ritenuto di poter, in questo modo, razionalizzare la spesa sanitaria in forza della riduzione della popolazione detenuta, riduzione conseguente al recente provvedimento d’indulto;
i sanitari del carcere di Viterbo fanno notare come tale disposizione sia estremamente lesiva per la salute dei detenuti, messa a rischio dall’impossibilità, da parte del servizio sanitario penitenziario, di far fronte, dopo l’applicazione delle riduzioni di personale, a tutte le istanze della popolazione detenuta;
il provvedimento di riduzione del personale è stato concentrato sul solo taglio dei servizi sanitari penitenziari dell’istituto di Viterbo e non, invece, “spalmato” su tutte le figure professionali amministrative, dirigenziali e di polizia penitenziaria;
non si sa quale sia l’ammontare complessivo del risparmio derivante dal provvedimento del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e se questo apparente risparmio non venga vanificato dal ricorso più frequente all’ospedalizzazione dei detenuti più bisognosi di cure che, per mancanza di organico medico, non potranno più essere adeguatamente seguiti in carcere;
non si capisce perché proprio a seguito dell’indulto, provvedimento d’emergenza che è stato adottato per far fronte all’insostenibile situazione di sovraffollamento e quindi d’affaticamento dei servizi penitenziari (anche quelli sanitari), il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria abbia inteso adottare misure di contrazione di un servizio che prima dell’indulto lavorava in perenne affanno e che solo oggi iniziava ad essere adeguato ai carichi di lavoro;
auspicando una reale volontà politica di risolvere i problemi dell’assistenza sanitaria in carcere anche attraverso l’adozione di criteri che vedano i livelli essenziali d’assistenza all’interno dei penitenziari paragonabili, se non sovrapponibili, a quelli per la popolazione libera, e scongiurando che si vogliano adottare linee d’intervento tese a risparmiare ad ogni costo e su tutto, sottintendendo che il provvedimento d’indulto tragga la propria origine dalla necessità di risparmio e non già dall’umanizzazione della detenzione negli istituti penitenziari italiani -:
- se non si ritenga, in via provvisoria e al solo fine di garantire, in primis, la salute dei detenuti, di voler provvedere affinché la disposizione inerente alla riduzione del numero dei medici penitenziari presso il carcere di Viterbo venga annullata e che la materia venga riesaminata alla luce d’una razionalizzazione dei servizi diversamente motivata.
Antonello Iannarilli