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Riceviamo e pubblichiamo
- Gentile assessore,
mi fa piacere aver stimolato la sua reattività su un argomento di cui, per la mia professione, mi interesso ormai da tanti anni.
Nelle mie riflessioni, ho cercato di fare un’analisi serena e costruttiva, non lamentazioni, anche perché non è nel mio stile.
Sono partito dall’osservazione di alcuni fatti avvenuti nella città di Viterbo, che hanno destato una certa preoccupazione, tanto da aver determinato una movimentata discussione in consiglio comunale.
Ho sottolineato il non giudizio dato da ecosistema Bambini 2007 e ho dato delle indicazioni che scaturiscono dalla una mia personale esperienza e desiderio: quello di una città sostenibile.
Non ho inventato niente, ho solo focalizzato quello che illustri architetti e pediatri vanno da anni dicendo: “ L’ambiente di vita in cui il soggetto in età evolutiva è immerso contribuisce in misura tutt’altro che irrilevante alla costruzione dell’identità individuale: non solo l’ambiente sociale che sviluppa o meno relazioni interpersonali gratificanti e stimola o comprime lo sviluppo armonico della personalità, ma anche l’habitat naturale in cui si è immersi e con cui si interagisce”.
Ho più volte ripetuto che noi vogliamo costruire non gli uomini in funzione delle città, ma, le città in funzione degli uomini.
Ho detto e ripetuto che bisogna costruire una società “dalla parte dei bambini” in cui i minorenni sono portatori di diritti in prima persona e non soltanto in quanto membri di un gruppo familiare.
E’ stato scritto che le nostre città sono costruite in funzione di un uomo adulto, automobilista.
E’ questa la realtà che noi combattiamo!
Ho chiesto un piano regolatore in funzione anche dei giovani (è disdicevole questo desiderio?), magari chiedendo anche un loro parere (un modo sarebbe quello di consultare, se attivo, un consiglio comunale dei giovani.)
Signor assessore non mi sembra adeguata l’ironia sul numero di comuni che hanno un consiglio comunale dei giovani; l’importante è sapere che le più grandi città italiane (MI, RM, FI, TO, NA, BO ecc.) hanno sentito la necessità di istituirlo.
Infine ho espresso un giudizio personale (spero che ancora lo possa fare) sulle attività messe in atto dal Comune di Viterbo riguardanti la gioventù affermando che “numerose sono state le iniziative, anche interessanti, rivolte al mondo giovanile, ma nessuna è stata strutturale… Nessuna ha avuto una continuità tale da incidere sugli stili di vita che sono i soli che possano dare risposte positive permanenti e quindi strutturali”.
Quello su cui mi sono soffermato di più - e ancora esprimo un giudizio negativo - è l’autoreferenzialità della progettazione effettuata.
Signorassessore, mi scusi, con il mio intervento non ho inteso assolutamente criticare tutte le cose “benfatte” che lei ha puntigliosamente elencato ma, per nessuna di esse, è stato rivelato un risultato o una verifica.
Un progetto nasce dalla volontà di realizzare qualcosa che si reputa obiettivamente utile in quel particolare momento con sviluppi futuri più o meno lontani.
Il progetto deve produrre valori che possano essere valutabili, misurabili ed esportabili.
Un progetto che rimane dentro una cerchia ristretta di interessi, ha un valore relativo.
A questi interessi possono pensare le associazioni di volontariato; non una struttura pubblica, se non in maniera marginale.
Una progettualità che voglia interessarsi degli aspetti giovanili, se elaborata da una struttura pubblica, deve rispettare dei canoni e deve essere applicabile a tutta la popolazione pediatrica con percorsi “a spirale” che tenga conto delle mutate capacità e interessi dei ragazzi in tempi successivi.
Solo così il progetto assume il significato di obiettivo sociale.
E, per finire, mi permetta di farle una domanda: “A quale ordine dei medici è iscritto dal momento che al sottoscritto ha prescritto gli occhiali e, recentemente, al consigliere Pristininzi uno sciroppo?”.
Non vorrei che vi fosse un abuso di professione!
Sandro Marenzoni