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Il ministro Mussi all'Università della Tuscia
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La contestazione degli studenti
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- Come stanno la ricerca e le università italiane? Molto peggio di come dovrebbero, ma molto meglio rispetto al quadro che si prospettava fino a poco tempo fa.
Il ministro Fabio Mussi sale in cattedra e chiude la cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico all’Università della Tuscia. Un lungo discorso per dire che “C’è da fare”. Ma bisogna lavorare tutti insieme.
E se i soldi sono pochi, chiederà a Prodi di mettere mano di nuovo al portafogli.
“Tornerò a bussare cassa dice a marzo, quando si discuterà della trimestrale. Comunque, rispetto al quadro iniziale, qualcosa è stato ottenuto”.
Come i 276 milioni di euro per progetti di ricerca, rispetto agli iniziali cento. Anche se resta una goccia nel mare.
“Il bilancio soffre continua anche perché siamo nell’anno nero, con una Finanziaria severa, per poter rientrare nei parametri di Maastricht. I mali che ci sono vanno curati e con rigore, ma è sbagliato pensare di risolvere tutto tagliando fondi.
Questo modo di pensare ha sviluppato l’astuzia da parte degli atenei per sopravvivere. Invece, servono soldi e riforme. Insieme.
C’è da lavorare tutti insieme, dopo avere fatto qualche piccolo passo avanti e qualcuno indietro. L’obiettivo è vincere la battaglia delle risorse e liberarsi da alcuni lacci. Si deve cambiare”.
Qualcosa è stato già fatto.
“Penso al pacchetto serietà precisa con lo stop al proliferare di sedi universitarie ovunque, in posti anche per fare concorrenza ad altre già esistenti. Si portano le facoltà anche nel condominio, così dall’asilo alla pensione, non ci si sposta dalla stessa poltrona”.
Stop anche alle sedi telematiche.
“Ne sono nate dodici ricorda Mussi altre erano pronte. Le ho buttate nel cassetto e non è detto che alcune di quelle riconosciute non siano revocate. Le università telematiche possono anche andare bene, ma non ci si può fregiare d’esserlo, solo perché si distribuiscono cassette”.
Quindi la ricerca. “Ci devono essere regole certe per i concorsi sostiene il ministro oggi la struttura universitaria è bizzarra. Con un vertice dall’età media alta e una base larghissima di persone, che per quattro soldi tengono in piedi la struttura. Pagare da 800 a 1200 euro un ricercatore, è un oltraggio”.
La riforma del 99.
“Va rivista precisa ma non ne va fatta tabula rasa, per ripartire da capo. Solo una forte manutenzione.
Le lauree di tre e cinque anni, ad esempio, hanno solo allungato il percorso universitario, che altrove si è accorciato.
Dobbiamo anche puntare al diritto allo studio. Chi merita e chi ne ha bisogno, va aiutato dallo Stato, con più borse di studio”.
Intanto fuori dall’aula magna un gruppo di Azione Studentesca contestava il ministro con megafono e striscione: “L’incredibile Mussi per l’università che Schioppa”.