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Piazza della Rocca
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- La Befana di Legambiente quest’anno è più dolce nel Lazio, ma non a Viterbo.
Roma è fra le prime quattro città italiane a misura di bambino, mentre continua la risalita di Frosinone e Rieti. Carbone invece a Latina e Viterbo che, per il secondo anno consecutivo, non fornisce nemmeno i dati.
Questa, in sintesi, la situazione fotografata da Ecosistema Bambino 2007, il decimo rapporto di Legambiente sulle politiche comunali per ragazzi fino a 14 anni nei 103 comuni capoluogo di Provincia.
A livello nazionale, Torino(1), Ravenna (2), Firenze (3) e Roma (4) sono le città italiane più a misura di bambino.
"Il dato di Viterbo - dicono Pieranna Falasca e Umberto Cinalli - ci pone in una posizione che più che critica è imbarazzante.
Infatti i dati forniti dall’amministrazione comunale sono incompleti e i pochi restituiti collocano Viterbo comunque nella fascia delle città che meno si preoccupano dei bambini in Italia.
Non sono previsti spazi per la partecipazione dei più piccoli alla vita pubblica (niente incontri sistematici con il cindaco, consigli comunali dei bambini e neppure progetti di adozione del territorio promossi dall’amministrazione), le iniziative sono indirizzate soprattutto al disagio, a pochi e localizzati laboratori (il Palazzetto della creatività) o ad attività di servizio come attività di recupero per un ridotto numero di utenti.
Ma non è prevista nessuna forma di collaborazione attiva dei bambini per le decisioni importanti che riguardano la città e nessuna forma di collaborazione con associazioni culturali, ad eccezione di quelle che ricevono i fondi strutturali per il sostegno sociale.
Abbiamo partecipato all’incontro che l’assessore Rotelli ha condotto nel dicembre scorso, presentando le cifre impegnate per il prossimo biennio nel settore, ma del tutto assente è stata la fase di analisi del pregresso (quali risultati ha raggiunto qualitativamente il comune, per esempio con il progetto “Tribù”, finanziato di nuovo a scapito di altre iniziative?), nessuna possibilità di contribuire alla definizione effettiva delle scelte perché non è stata realizzata la fase di analisi e discussione partecipata in precedenza (Tavolo di concertazione).
Rimane la sensazione di una politica per l’infanzia e l’adolescenza di retroguardia, lenta e assistenziale, mentre altre realtà, come Rieti per fare un esempio vicino, tentano per lo meno di mettere in atto iniziative di coinvolgimento effettive.
Viterbo stenta a capire che bisogna costruire la città con e per i bambini e non loro malgrado.