|
Giorgio Schirripa
copyright Tusciaweb |
- È trascorso un anno da quel 5 gennaio, giorno in cui il neuropsichiatra infantile Giorgio Schirripa all’età di 53 anni cessava di vivere a causa dell’acuirsi di una grave malattia.
Considerato uno degli allievi prediletti di Giovanni Bollea, era direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria infantile della Asl di Viterbo, dove aveva rivoluzionato il sistema di assistenza delle persone disabili, mirando alla loro massima integrazione ed evitando ogni forma di istituzionalizzazione, anche in casi di ragazzi che presentano patologie definite “gravi”.
Superare i giorni immediatamente successivi la scomparsa non è stato facile per nessuno: per la moglie Marina e i tre figli, per amici e parenti, per i colleghi e i volontari dell’associazione “Eta Beta” che aveva fondato, per i giovani disabili e i suoi studenti universitari.
Eppure, dopo il dolore e la commozione, si è ripartiti proprio da quei progetti su cui fino alla fine Schirripa tanto si era prodigato.
Tra questi come non citare l’esperienza dei laboratori di teatro integrato che hanno portato alla felice rappresentazione degli spettacoli “Ubu Re” e “Giulietta e Romeo” a Viterbo. Spettacoli che sono stati replicati a Matera, nell’ambito della collaborazione avviata con il reparto di Neuropsichiatria infantile della ASL lucana.
E poi i 38 laboratori scolastici integrati, che hanno visti coinvolti insieme 33 ragazzi diversamente abili e 654 alunni normodotati in attività di socializzazione e apprendimento,
Successo replicato anche nell’ambito sportivo con i ragazzi di “Eta Beta” in evidenza nella scherma guidati dal maestro Federico Meli, nel nuoto con l’Associazione “Sorrisi che nuotano”, nella vela con la partecipazione per la prima volta di un equipaggio alla Tuscia Cup nel lago di Bolsena insieme al Club Nautico Capodimonte, nella manifestazione “Sport e solidarietà” al Palamalè con gli studenti delle scuole medie superiori di Viterbo.
Attività realizzate grazie alla collaborazione e al supporto di tutto il personale e i dirigenti dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile della Asl di Viterbo, dei volontari dell’associazione Eta Beta, del Comune e della Provincia di Viterbo, e da tanti amici e benefattori, proseguendo l’opera iniziata da quel medico che “non curava, ma si prendeva cura delle persone”..