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Marco Prestininzi
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Riceviamo de pubblichiamo
- Durante la seduta del consiglio comunale di Viterbo del 19 giugno 2007, l’ordine del giorno presentato dai gruppi consiliari di minoranza, che avrebbe impegnato il sindaco e la giunta a far predisporre dagli uffici competenti una bozza di un nuovo regolamento per la gestione dei rifiuti urbani e assimilabili, non è passato per un soffio: 14 voti contrari dei consiglieri di maggioranza contro i 13 voti favorevoli dell’opposizione.
Il succitato ordine del giorno era basato sull’obbligo per i cittadini di conferire i rifiuti attraverso la raccolta differenziata spinta con il metodo “porta a porta” e mediante campane stradali.
Mentre numerose città d’Italia, come Bolzano, Torino, Tivoli e il comune di Acquapendente, citate ad esempio, si sono dotati attraverso delibere dei rispettivi consigli comunali e/o mediante ordinanze dei sindaci di strumenti adeguati che hanno fatto decollare intorno al 40-50% la raccolta differenziata dei rifiuti, l’amministrazione del capoluogo della Tuscia si accontenta di “pensare differenziato”, come recita lo slogan del Cev.
Il ben servito alla proposta di indirizzo politico, modestamente inoltrata dai consiglieri di minoranza, è stato dato dagli assessori Moltoni e Fracassini.
Il primo ha pavidamente anteposto improbabili eccezioni riguardanti le competenze di altri enti pubblici e l’ipotetica assenza di un quadro normativo in cui muoversi. Il tutto spiegato in un burocratese incomprensibile.
Il secondo gongola di fronte al meraviglioso risultato14% di differenziato che si sarebbe raggiunto con la recente campagna del CEV. Forse è un risultato lusinghiero rispetto all’assoluta impreparazione del sindaco Gabbianelli, che non è stato in grado nel 2003 di fornire alcun dato numerico in proposito, come si evince dal verbale della sua audizione resa di fronte alla commissione congiunta di Camera e Senato.
Paradossalmente la suddetta percentuale potrebbe rappresentare una regressione rispetto al dato del capoluogo, del 16 per cento, “sparato” nel 2003 dall’allora assessore provinciale all’ambiente Francesco Battistoni, ascoltato dalla commissione bicamerale sui rifiuti.
E’ un peccato che la giunta e la maggioranza di Palazzo dei Priori non abbiano percepito l’importanza di un cambiamento culturale in ordine al ciclo dei rifiuti e l’urgenza che di qui a poco ci troveremo ad affrontare con la discarica di Monterazzano in via di esaurimento.
Tutte le soluzioni, sbagliate o giuste che siano, che prevedano la costruzione di impianti industriali richiedono comunque degli anni.
La raccolta differenziata spinta, oltre a contribuire al riuso dei materiali d’imballaggio e alla produzione di compost di qualità, abbatterebbe immediatamente e significativamente il volume dei rifiuti accumulati in discarica lasciando un margine di tempo maggiore per affrontare il problema dell’immondizia nella nostra provincia.
Speriamo che il centrodestra viterbese ci ripensi e accolga le istanze provenienti dalla crescente sensibilità dei cittadini viterbesi.
Interpretati dall’ordine del giorno del centro sinistra bocciato il 19 giugno.
Marco Prestininzi
Consigliere Comunale di Viterbo del Prc