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- "Colloqui con l'esterno negati, precarie condizioni igienico-sanitarie, presunti abusi".
Sarebbero queste alcune delle condizioni di vita nell'area riservata del carcere Mammagialla di Viterbo, dove sono reclusi i detenuti sottoposti al 41/bis.
Le denunce arrivano dagli stessi detenuti sono contenute in diverse lettere inviate al Garante Regionale del Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni.
Luigi - in carcere dal novembre 1986 e sottoposto al 41 bis dal 21 luglio 1992 - è stato trasferito a Mammagialla il 25 novembre dello scorso anno per scontare un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa.
Anche sua moglie Anna è in carcere, da 11 anni, a Messina, dove sta scontando l'ergastolo per concorso in omicidio.
Luigi lamenta il fatto di non poter più fare colloqui visivi né interni con la moglie perché "Quando inoltro domanda al DAP per un colloquio interno aspettiamo uno o due anni per avere una risposta non positiva".
In 11 anni i due hanno potuto vedersi faccia a faccia solo due volte. In altri istituiti l'uomo poteva fare una telefonata mensile alla moglie. "A Viterbo - dice - le cose sono cambiate in negativo. Le richieste per telefonare sono respinte per un motivo o per l'altro o per diniego della direzione".
Da novembre ha potuto telefonare solo due volte. "Ad aprile ho fatto ricorso, contro la decisione della direzione di non farmi telefonare, al Magistrato di Sorveglianza. La Camera di Consiglio è prevista a settembre".
Al Garante Luigi ha chiesto di adoperarsi per poter stare nello stesso carcere della moglie.
Un altro detenuto, Alessio, chiede al Garante di visitare l'Area riservata. Secondo l'uomo nella sezione sono attualmente ospitate tre persone, due delle quali vantano un provvedimento dell'Ufficio di Sorveglianza di Viterbo con cui si accoglie il reclamo avverso l'arbitraria allocazione presso tale sezione priva di finestre, sempre al buio e spessissimo invasa da liquami che fuoriescono dai wc.
Decine di abusi che vengono perpetrati con disinvoltura nell'istituto. Come le precarie condizioni igienico-sanitarie a causa dei liquami maleodoranti che settimanalmente invadono la sezione.
"I miei collaboratori - spiega il garante - si sono già adoperati per verificare, con la direzione del carcere, la situazione all'interno dell'area riservata . Sarebbe, infatti, gravissimo se la realtà fosse quella denunciata nelle lettere.
A prescindere dal reato commesso, queste persone hanno diritti fondamentali che non possono calpestati come quello a non perdere la propria dignità.
Questa denuncia nasconde, in realtà, un secondo aspetto della questione: l'impossibilità, per il sottoscritto, di verificare di persona le condizioni dei detenuti in regime di 41/bis.
Al Garante è impedito l'ingresso nelle sezioni speciali non da una norma di legge, ma da una direttiva interna del DAP. Un limite assurdo che, spero, venga rimosso".