- In merito alla riforma delle pensioni e all’abolizione o meno del famigerato scalone, credo che una domanda, apparentemente forse provocatoria o banale ma, credetemi, mi sorge spontanea, potrebbe dirimere in modo semplice molti dei meandri più o meno ideologici, che si stanno aggrovigliando intorno a tutta la tematica: Quale padre non lavorerebbe qualche anno in più per garantire un futuro tranquillo e sereno ai propri figli?
Perché alla fine è di questo che stiamo parlando.
Perché credo che chiunque di noi sarebbe disposto ad andare in pensione qualche anno più tardi, se pensasse per un attimo, che in questo modo assicurerebbe un futuro a quella massa di giovani, che altri non sono, che i figli di qualcuno di noi.
Inseguiamo allora questo patto generazionale, rendiamolo possibile, aiutiamo veramente questi giovani sempre con meno certezze.
Diamogliene qualcuna noi. Noi adulti.
Al di là delle considerazioni morali poi, ritengo che l’abolizione dello scalone a mio avviso sia del tutto inadeguata sia da un punto di vista economico che sociale.
E’ un dato oggettivo che la vita media degli italiani si sia sensibilmente allungata e con essa anche l’ingresso nel mondo del lavoro si è decisamente spostato verso un’età più matura, al termine di percorsi professionali e scolastici.
Andare in pensione a 58 anni mi sembra veramente troppo presto.
Per non parlare dei costi che dovrà sopportare il Paese.
C’è stato un richiamo forte e chiaro di Bruxelles su questa manovra.
I conti pubblici non se la possono permettere e se non ricordo male il risanamento del deficit dell’Italia non è stato l’anestetico usato da Prodi per “asportare” le tasche degli italiani con l’ultima finanziaria?
Credo che questo governo, ormai arrivato veramente alla frutta, dovrebbe far pace almeno con se stesso.
Senatore Giulio Marini