Senza filtro - Da tempo, il nostro Comitato si batte affinché il primo parametro valutativo nella scelta del terzo scalo laziale sia la sicurezza dei passeggeri. In linea con noi, anche lo stesso Comitato “8 ottobre per non dimenticare” composto da tutti i parenti delle vittime del disastro di Linate, che intervenuto in merito alla querelle in atto per la scelta dello scalo laziale auspicava: “che la scelta del sito sia dettata unicamente da motivazioni tecniche la cui fondamentale ispirazione deve essere la sicurezza del volo e la tutela del cittadino-utente, fruitore ma anche finanziatore, in ultima analisi, dell'opera”.
La vicinanza di un aeroporto comporta, difatti, la presa in considerazione del cosiddetto “rischio aeroporto”. Rischio i cui fattori più penalizzanti sono le condizioni meteorologiche avverse e la presenza di rilievi montagnosi in prossimità degli scali. Si pensi, tra le tante pagine tristi della nostra storia, al disastro di Punta Raisi e a quello di Linate.
Rilievi montuosi e nebbia, sono state rispettivamente le cause principali dei due disastri aerei. In realtà, poi, può essere tutto ricondotto ad errori umani, ma di fatto, senza la presenza di ostacoli e condizioni meteo avverse tali catastrofi non sarebbero mai avvenute.
Dagli studi effettuati dalla Boing , per quanto riguarda l'aviazione civile, si rileva che ben il 65% degli incidenti si verifica in fase di atterraggio, decollo e rullaggio, il 30% in fase di avvicinamento alla pista e solo il 5% in fase di crociera.
Complessivamente, quindi, i momenti più " a rischio" di tutto il volo sono rappresentati da fasi in cui i velivoli si trovano in stretta prossimità della pista o addirittura a terra, come nel caso dei disastri aerei di Tenerife e di Linate.
Sembrerebbe addirittura vogliamo augurarci che non sia vero - che nel progetto che è stato presentato all’ENAC per la realizzazione dello scalo ciociaro, a causa di mancanza di spazi per ampliare la vecchia pista, sia stata violata la regola aurea nella costruzione degli aeroporti, che prevede l’orientamento dell’asse pista parallelamente alla direzione dei venti dominanti.
Praticamente, se con la vecchia pista dell’Aeronautica Militare, i velivoli si staccavano dal suolo e scendevano a terra sempre con vento in prua, con la nuova pista in progetto, decollerebbero e atterrerebbero, sempre, con un’insidiosa e pericolosa componente di vento al traverso. Alla faccia della sicurezza!!
Pertanto, per prevenire gli incidenti, occorre necessariamente costruire aeroporti sicuri, in linea con le prescrizioni dell’ENAC e dell’ENAV, che nel caso che ci occupa, hanno già più volte ribadito il loro giudizio di inadeguatezza rispetto alle ipotesi aeroportuali a sud di Roma. Di conseguenza, appare di una gravita senza precedenti la presa di posizione di illustri politici romani che hanno anteposto altri criteri, facilmente ovviabili, al principio supremo della sicurezza.
Nessuno, all’ENAC, si prenderà mai la bega di sottoscrivere la certificazione di una pista che assomiglia ad una bomba ad orologeria. Non vorremo mai più sentir dire nell’ambito dell’aviazione civile, frasi del tipo: qualcuno lo aveva detto. Ministro provi a chiedere a chi tanto si spende per alternative aeroportuali insostenibili se è disposto a firmare lui per lei.
Le risponderà no grazie, il ministro è lei. In caso contrario, inviti i blasonati politici, a firmare una ad una - come si fa per le clausole vessatorie le tredici voci riportate nella tabella riepilogativa acclusa al parere dell’ENAC, ove, Viterbo oltre che nella sicurezza primeggia su tutto. Domani a differenza, di quanto avvenuto in passato, sapremo che c’erano dei responsabili, e chi erano.
Cari politici, le condizioni meteo non si cambiano e le montagne non si spianano, le promessa di realizzare una ferrovia si mantiene. Ed è per questo che l’aeroporto si farà a Viterbo. con voi o senza di voi.
Il presidente del Comitato Aeroporto di Viterbo
Giovanni Bartoletti