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Mimì pochi mesi fa in piazza e in comune per protestare contro la Ztl
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- Ricordo Mimì da sempre, da quando ero bambino ad oggi.
E' stato uno degli ultimi personaggi popolari viterbesi.
Lo ricordo quando da bambino mia madre e mia nonna mi portavano nella sua bottega in Piazza del Gesù per acquistare un vestito, una camicetta, un maglioncino.
Lui c'era sempre!
Un uomo sì piccolo di statura, ma grande nell'accogliere i suoi clienti, grande nel fare i complimenti, grande nel trattare le vendite.
Davanti ad una donna, che entrava nella sua bottega, si addolciva, si scioglieva e, dalla bocca rinforzata dai prorompenti baffi, le faceva mille complimenti e "siete proprio una bella donna!", esclamava.
Lo diceva a tutte, belle e brutte, magre e grasse, giovani e attempate, perché per Mimì, il buon Domenico Caldarelli per l'anagrafe, il re di Piazza del Gesù per i Viterbesi, innanzi tutto primeggiava il rispetto, la riverenza, l'ossequio.
Rispetto che dava e pretendeva, da buon abruzzese quale era.
Ricordo che qualsiasi capo di abbigliamento che mia madre guardava o, peggio, toccava era per Mimì un'ottima scelta, un ottimo vestito che le sarebbe stato a pennello... ed era rarissimo che chi entrava da Mimì ne potesse uscire a mani vuote.
L'abilità di Domenico era magistrale, decennale, originale, convincente... e tra un complimento e l'altro faceva le sue vendite e costruiva piano piano quello che poi è divenuto un impero.
Ogni abito, ogni pelliccia, ogni maglia, ogni camicia, ogni calzino era per Mimì una poesia e lo decantava come un poeta sa fare.
Era un attore nato!
E le donne andavano da Mimì, perché era nata con lui la sfida al ribasso del prezzo, al risparmio, alla trattativa, oggi ormai perduta, ma allora era l'anima del commercio.
Le donne sapevano che era quasi obbligatorio e scontato tirare sul prezzo ed era una delizia assistere ai coloriti dialoghi tra venditore ed acquirente. Anzi se capitava che chi acquistava non chiedeva sconto, il buon Mimì lo proponeva da sé, accompagnandolo con l'immancabile complimento galante e gentile.
Un uomo che si era fatto da solo.
Sapeva bene cosa significava tirare la cinghia e, poi, grazie alla sua intelligenza, sapeva gestire la fortuna economica che era riuscito a creare, grazie anche al fedele e impareggiabile figlio Franco.
Con gli occhietti birbi trasmetteva la sua vivacità era l'anima di Piazza del Gesù e non disdegnava di stare seduto fuori l'entrata della bottega, trasformata poi in negozio, come era uso dei commercianti dell'800 e del '900, per richiamare l'attenzione dei passanti.
A 97 anni Mimì è salito in cielo, e tra le nuvole del Paradiso ha incontrato il buon Dio e senz'altro gli avrà venduto una nuova tunica, candida candida, che solo nella bottega di Mimì, in Piazza del Gesù a Viterbo, Dio poteva trovare, magari pure con un ragguardevole sconto.
Mimì, carissimo, aspettami e tratta con l'Eterno il mio arrivo.
Mauro Galeotti