Senza Filtro
- Con la scusa del dissesto finanziario la politica economica attuata dal Governo Prodi non lascia spazio a interventi nel settore della sicurezza e della difesa.
Lo ha denunciato ieri il senatore Sergio de Gregorio, presidente della Commissione Difesa del Senato, suffragando con dati e cifre le sue affermazioni.
“30.000 volontari, militari già formati professionalmente, mandati a casa.
30.000 milioni di euro in immobili di proprietà del comparto, espropriati in un soffio.
In Afganistan, in Libano, in Kosovo, il militare italiano fa gli straordinari, cucinando, facendo le pulizie e rammendandosi da solo la divisa perché non ne ha una di ricambio come il soldato francese, inglese, americano.
Basterebbero 400 500 milioni di euro per risolvere alcune criticità, almeno quelle più imbarazzanti, ma il governo dice di non averli.
Poi finanzia l’industria bellica spendendo ben 13 milioni di vecchie lire.
Soldi che forse potevano essere utilizzati meglio, se non altro per restituire dignità ai nostri soldati abituati, per deformazione professionale, ad accettare in silenzio senza protestare, pur avendo i loro diritti”
Nonostante il carattere militare si tratta sempre di lavoratori, anche se con particolarità specifiche.
Dato, questo, percepito chiaramente dalla Commissione Difesa del Senato che, ad un mese dall’insediamento ha iniziato a lavorare immediatamente in due direzioni precise: Il riconoscimento della specificità e la rappresentanza militare.
“Non è possibile - ha continuato il senatore De Gregorio - che con tre legislature non si è riusciti ad elaborare un documento condiviso sulla rappresentanza militare. La sinistra radicale spinge per una soluzione fortemente sindacalizzata, ma io credo che la via da seguire debba essere più moderata. Su questo punto sembra d’accordo anche la sinistra meno radicale di centro. Questo disegno di legge, presentato dal senatore Marini, è un punto di partenza.
Una bozza che centra bene quelle che sono le necessità, i punti salienti, da affrontare e analizzare nel prossimo tavolo tecnico sull’argomento.
Quel che è certo, è che io voglio arrivare in questa legislatura ad una soluzione definitiva per la rappresentanza militare, perché non si può giustificare un’impasse su un argomento così importante e in definitiva così semplice da risolvere per più di quindici anni, solo perché ogni volta si creano delle spaccature”.
Nel disegno di legge presentato il senatore Marini rileva, tra le altre cose, il riconoscimento diparte sociale alla rappresentanza militare, conferendogli così una capacità negoziale nel momento in cui si vanno a trattare con istituzioni ed enti i propri diritti e le proprie aspettative.
Viene inoltre riordinato un po’ tutto l’apparato organizzativo, definendo le possibilità e le modalità con cui gli organi della rappresentanza militare instaurano rapporti con il Parlamento, il Governo, le autorità politiche ed amministrative, nazionali e locali.
Viene rivisto quindi anche il ruolo del Consiglio centrale della rappresentanza militare (COCER) che si articola a cascata a livello territoriale e funzionale, comunque assicurando adeguata partecipazione a tutte le forze armate e militari.
Interessante anche il contributo di Antonio Tajani che, in veste di membro della Commissione Difesa del Parlamento Europeo, ha evidenziato l’orientamento comunitario verso la formazione di un unico corpo di Polizia Europea.
Il primo passo è stato quello di creare la Gendarmeria Europea e il Coescu. Insediatesi già a Vicenza rappresentano il futuro della forza di Polizia militare.
Tajani a questo proposito ha evidenziato come anche alle forze armate sia richiesto sempre più un contenuto altamente professionale.
“Questi militari ha dichiarato Tajani - seguono una preparazione che comprende anche la conoscenza delle lingue e dell’informatica.
I requisiti più richiesti anche in campo militare sono la professionalità e la specializzazione”.
Forza Italia