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Riceviamo e pubblichiamo
- Era il 1975 o il ’76 e un folto gruppo di militanti missini, guidati da uno dei più giovani “federali” d’Italia Giancarlo Gabbianelli, nei saloni dell’hotel Leon d’Oro rifondarono il Msi viterbese.
Io ero un appassionato militante, orfano orgoglioso di un soldato della RSI, che ad Anzio aveva insieme agli altri camerati ostacolato l’avanzata dei “liberatori”.
Essere missini era in quegli anni scomodo e molto spesso pericoloso.
Noi militanti giovani e non credevamo nella giustizia sociale, nella difesa dell’identità nazionale e lottavamo con tutte le nostre forze contro un regime corrotto all’inverosimile.
Era scomodo e difficoltoso, ma estremamente bello e avvincente: anche i nostri nemici più acerrimi ci invidiavano la compattezza che, nonostante gli ostacoli del regime democristiano, regnava tra noi.
Oggi invece una grande tristezza e pena nel leggere le notizie di stampa sul congresso provinciale di AN: personalismi, pettegolezzi e chi più ne ha più ne metta.
Noi missini di allora volevamo cambiare l’Italia, l’Europa e il resto del mondo.
Invece i miei amici di un tempo, oggi esponenti di punta e non di An, si sbranano fra di loro e le idee non hanno diritto di cittadinanza.
Rifletteteci solo un po’, se potete e volete.
Con affetto.
Giovanni Fonghini
Un vecchio missino di sinistra mai pentito