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- Centro merci di Orte, meno sei (milioni) alla fine dei lavori.
L’ultimo stanziamento, quello che doveva servire per entrare nella fase reale e conclusiva di un’opera in cantiere da più di venti anni, pare che sia sparito.
Dalla Regione, i soldi li aveva promessi prima Storace, poi Marrazzo, ma oggi nessuno sa che fine abbiano fatto. Voci di corridoio li darebbero in partenza per altre destinazioni, lontane dalla Tuscia.
Creando non pochi problemi a Orte, dove la società mista pubblico/privato, rischia seriamente di non avere altro da fare che girarsi i pollici, unica occupazione a costo zero.
Perché dei sei milioni previsti, cinque erano destinati al completamento delle opere infrastrutturali e uno alla gestione ordinaria, che adesso rischia d’arrestarsi.
Così a Roma stanno cercando di correre ai ripari, tentando di tirare fuori dal cilindro i milioni d’euro mancanti. Ma la formula non è così semplice.
Perché due milioni e mezzo dovrebbero essere recuperati attraverso fondi europei e altri due milioni e mezzo si vorrebbero far arrivare attraverso un autofinanziamento. Ovvero, mutui contratti con le banche.
Il restante milione sarebbe a carico della regione Umbria.
Solo che i privati, al 42 per cento nella società presieduta da Marcello Mariani, di mettere mano al portafogli non sarebbero molto intenzionati. Anche per problemi che ci sono stati tra i diversi soci.
Che la parte non pubblica dovesse fare (o dare) qualcosa di più, lo aveva già detto l’assessore Ciani, durante una visita a Viterbo alla fine dello scorso anno.
“Credo che le istituzioni debbano uscire aveva precisato - sono gli imprenditori che devono investire, altrimenti si rischia di realizzare un’opera assistita”.
Il costo complessivo dell’interporto di Orte è calcolato in trentuno milioni d’euro, per una struttura che a regime sarà in grado di spostare qualcosa come due milioni di tonnellate di merci l’anno, in un’area grande trentotto ettari, sedici dei quali destinati alle attività logistiche.
Un progetto importante non solo per Viterbo, ma per l’intero centro Italia.
Chiusura del cantiere, dicembre 2008. Scadenza ad oggi, difficile da rispettare.