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Si intitola "15 passi" lo spettacolo di musica, danza e teatro che l'associazione culturale "Teatro del Sole" di Umberto Canino metterà in scena il 18 maggio alle ore 14.00, all'interno del carcere Mammagialla di Viterbo.
Lo spettacolo - che nasce dalla collaborazione fra il cantautore Umberto Canino e Luigi Giannelli, ispettore capo del carcere di Rebibbia, regista della piece e autore di testi letterali e teatrali - è stato allestito con il patrocinio del garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni e vedrà la partecipazione, oltre agli stessi Canino e Giannelli di Alessandra Ponti, Antonio Brancati, Ivan Lindiner, Romina Vinciguerra, Salvatore Di Stefano e Nunzio Perricone.
"15 passi" - che prende spunto da una lettera scritta da Giannelli durante il periodo di detenzione di Pino Pelosi, condannato per l'omicidio di Pier Paolo Pasolini - è già stato rappresentato, nei mesi scorsi, nel carcere di Velletri e si propone con un'alternanza di canti, danze, recitazioni, documenti video e immagini reali di vita quotidiana da un carcere di trasportare il pubblico a riflettere sul mondo dei penitenziari e su chi vi vive.
Fondatore del "Teatro del Sole", Canino è artista che da anni coniuga musica e teatro, affrontando temi di grande spessore sociale.
Dopo aver lavorato in Rai e con Renato Zero, nel 2006 ha fondato il "Teatro del Sole". In questo periodo lo spettacolo "15 passi" sta girando nei carceri italiani.
«Ho patrocinato questo spettacolo perché mi sembra nobile e interessante il tentativo di esprimere con il canto, la danza e la recitazione ciò che un detenuto vorrebbe dire al mondo - ha detto il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni - E' importante che la società civile conosca la realtà del carcere, quella del poliziotto che vi opera e del detenuto che vi risiede, e comprenda che il questo non è un mondo a parte, ma una realtà parte di questo mondo».
«Lo spettacolo è un tentativo per dire basta all'emarginazione dei detenuti - ha aggiunto Umberto Canino - ma soprattutto vuol far capire che se si continua a vedere il carcere come discarica sociale si rischia di farlo diventare un monumento al fallimento e alla vergogna umana».