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Riceviamo e pubblichiamo
-Esprimiamo tutta la nostra riconoscenza ai sindaci ai presidenti Mazzoli e Gasbarra e ai consiglieri della provincia di Viterbo e Roma che hanno votato ieri all’unanimità la richiesta della riapertura della Conferenza dei Servizi da inviare al Ministro delle attività produttive Bersani.
Dal consiglio congiunto a Palazzo Valentini, forse unico nella storia, come esplicitato da Gasparra, è emerso finalmente un atto significativo da parte delle istituzioni.
Quello che chiediamo oggi, confortati anche dalle parole di Marrazzo, è la richiesta di un controllo delle opere a mare per TVN, opere per cui il Tar del Lazio ha posto un veto sull’escavo complessivo richiesto dalla società elettrica.
E’ chiaro che un grazie particolare va ai Verdi Pecoraro Scanio, a Bonelli, alla senatrice De Petris che molto stanno facendo insieme oggi alle altre istituzioni, per fermare il carbone.
Riportiamo le significative parole di Marrazzo che ringraziamo a nome dei tanti cittadini che stanno lottando: “Chiederò a Bersani non solo l’apertura della conferenza dei Servizi ha riferito all’assemblea gremita di cittadini ma anche la verifica della legittimità di tutti i passaggi amministrativi e autorizzativi fino ad oggi svolti”. Ringraziamo oltre alla provincia di Viterbo, anche quella di Roma da sempre contro la scelta deleteria del carbone.
Per quanto riguarda la politica, ribadiamo che il nostro è un movimento trasversale di persone che stanno combattendo contro il carbone. Questo è il solo nostro scopo, vogliamo sul nostro territorio energie rinnovabili. 70 anni di servitù energetica ci sembra veramente troppo.
Agli operai che hanno pulito la spiaggia ieri a Civitavecchia diciamo per l’ennesima volta che non siamo contro di loro, o contro il loro lavoro, esiste uno sviluppo sostenibile.
Non riusciamo a capire quale sia per loro la differenza: lavorare ad un impianto ad energia solare o a idrogeno invece che a carbone non può che apportare benefici alla loro salute.
Infatti, non solo migliorerebbe la qualità dell’aria che si respira, ma si restituirebbe l’opportunità di lavoro a migliaia di imprenditori e operai (non impiegati nella centrale di cui non si tiene mai conto) che vivono su questa terra. I lavori per la centrale a carbone finiranno e molti si ritroveranno senza lavoro, Montalto di Castro insegna, dopo la fine del cantiere tutto il comprensorio ha subito una forte depressione a causa dell’alto tasso di disoccupazione.
Certo se poi gli operai non vivono su questa terra allora è facile dire sì al carbone, loro se ne vanno e noi rimaniamo qua insieme ai nostri figli. Comunque non abbiamo mai inteso aprire un contrasto con gli operai che riteniamo nostri fratelli.
Il movimento no coke dell’Alto Lazio esprime soddisfazione per il risultato unanime espresso dall’assemblea ma anche per lo spazio che il movimento dei cittadini ha avuto nella discussione.
Il movimento ha chiesto all’assemblea un elemento fondamentale per la valutazione di impatto del carbone sul territorio, la valutazione preventiva del danno economico su tutti i comparti produttivi che vanno dall’agricoltura al turismo agrituristico, a quello archeologico-culturale e balneare.
Lo sciopero della fame dei no coke ha raggiunto altri due obiettivi, ha fatto esprimere la provincia di Viterbo, di Roma e la Regione Lazio verso la riapertura dell’atto autorizzativo che di fatto senza valutare l’intero territorio intorno alla centrale a carbone di Civitavecchia, per le ricadute negative delle emissioni nocive, aveva spogliato dei diritti ad esprimersi in merito alla VIA tutti i comuni e le province limitrofe.
Movimento no coke Alto Lazio