L’associazione S. Giacinta e il Comune di Vignanello da tempo stavano curando la trascrizione fatta dal prof. Buchicchio delle lettere, raccolte poi in una elegante pubblicazione con la prefazione del vescovo Chiarinelli e la Introduzione del prof. Mancini, Rettore magnifico dell’Università della Tuscia.
Un gesto generoso quello dei principi Ruspoli che hanno voluto consegnare le lettere a quel monastero dal quale la santa le aveva scritte e spedite.
Un documento prezioso per la chiesa e la storia viterbese, perché , notava il vescovo, le lettere, pur di un tono di ‘comunicazione domestica’ dimostrano come S.Giacinta, vivendo in clausura ne ha fatto del monastero il cuore della città sia in dimensione ecclesiale che civile.
Mancini faceva notare come le lettere, alcune molto brevi e semplici, costituiscono un documento eccezionale delle quotidianità di Suor Giacinta che dimostrano, come narra la storia, il passaggio da una vita frivola ad profonda conversione spirituale .
Nei primi documenti epistolari Suor Giacinta si preoccupava, infatti, di chiedere alla madre Ottavia Orsini lussi, libri, oggetti preziosi che le alleviassero la dura vita claustrale: «mandi anco quanto prima le pianelle... con gli scarpini profumati, con il ruaro et alla napolitana et inargentate et anco vorrei dui panni de spalle di velo bianco rigate d'argento».
Poi il mutamento, brusco, quasi violento: «per quanto m'ha detto la Stefania vostra signoria s'inbagina che io me lamenti perché non me manda niente signora madre mia, vostra signoria s'inganna poiché io non ho più l'humor de prima, et è già spento in me ogni volgi a de robba, et d'altra comodità quel che ansiosamente bramo, è una profonda umiltà per più esser concolctìata da tutti; poiché altro non bramo che il sequestrarme da tutti, et far acquisto del'amnor devino»
Un regalo prezioso fatto a Viterbo nel duecentenario della canonizzazione della Santa.
Salvatore Del Ciuco