- Democratico lo è, partito non ancora. Ma visto l’esordio in consiglio comunale, con il Pd c’è da scommettere che non ci si annoierà.
Dopo le primarie, quella di ieri è stata una falsa partenza. Uno scivolone. Di un gruppo che ancora non c’è. E si vede.
Il nervosismo che è sfociato nel voto “libero” sulle Rsa è solo la punta di un iceberg che ruota attorno a un documento in cui si chiede quanto prima di dare vita al gruppo unico.
Ma sul quale è mancata l’unità. Firmato da Mancinelli, Callea, Marenzoni, Ciprini, Bellocchio. Doveva essere presentato in consiglio, ma a quanto pare non tutti erano convinti sui tempi.
Troppo presto.
Sembrerebbe che in modo particolare, i dubbi siano arrivati da Giulia Arcangeli e Severo Bruno. Ma ieri, dopo la votazione sull’ordine del giorno per le Rsa la situazione si è fatta incandescente e tra i proponenti c’è chi avrebbe voluto presentare comunque il documento. Ricevendo di risposta un no grazie.
Gli animi si sono scaldati, tanto che Sandro Mancinelli ha deciso di lasciare il gruppo consiliare dei Ds per aderire a quello del Partito Democratico.
Da solo ad aspettare gli altri. Evidente stato di dissenso.
La situazione che si è venuta a creare è di quelle che non ti aspetti. Si pensava che la convivenza nel Pd sarebbe stata all’inizio, difficile tra Ds e Margherita, invece le frizioni sono tutte interne, almeno per ora, alla Quercia.
Va trovato l’equilibrio e c’è chi dice che passi da Palazzo Gentili e da un avvicendamento Rizzello Arcangeli.
Politica fanta-assessorile?
Di certo, c’è che il gruppo si farà e si dovrà nominare chi lo dovrà guidare.
Ieri accanto a Serra (favorito) e Arcangeli, è circolata la voce su Callea. Buttata lì giusto per fare confusione?
Ce n’è di meno, di confusione, in Provincia, dove Manglaviti pare non avere rivali, anche se nei giorni scorsi è circolata la voce che voleva Bengasi Battisti capogruppo Pd.
Se questa è la prefazione del nuovo partito, chissà l’epilogo.