|
Copyright Tusciaweb |
Riceviamo e pubblichiamo - Lettera aperta a Beniamino Mechelli.
Vedo su Tusciaweb la tua intervista rispetto ai costi e al consumo di acqua in provincia di Viterbo.
Molte delle cose che dici le condivido pienamente. Penso che i problemi siano due.
Da una parte il consumo di acqua e la necessità di rimodulare le tariffe, dall’altra una gestione realmente pubblica, nel senso di trasparente, di una risorsa indispensabile alla vita di tutti gli ecosistemi.
Da anni insieme al Contratto Mondiale per l’acqua sostengo una proposta di modulazione tariffaria che è quella dei 50 litri giornalieri gratuiti pro/capite (la cifra non è individuata a caso, ma è il limite minimo vitale individuato da prestigiosi organismi internazionali) a carico della fiscalità generale, poi degli scaglioni graduali che ne penalizzino il consumo proprio perché l’acqua, come giustamente dici, è un bene finito, non illimitato.
Mi permetto soltanto di aggiungere che all’acqua non esistono surrogati.
Nei mesi scorsi un movimento vastissimo, culturale e politico, in tutta Italia ha raccolto oltre 400.000 firme per una legge di iniziativa popolare proprio sull’acqua, o meglio sulla sua ripubblicizzazione. La legge è stata presentata alla Camera dei Deputati e ora è in discussione presso la Commissione Ambiente dello stesso ramo del Parlamento.
E’ questo stesso movimento che chiede una moratoria da inserire nella prossima finanziaria contro i processi di privatizzazione del servizio idrico. Non chiediamo la luna (in questi giorni mi sembra uno slogan felice ma un po’ abusato) chiediamo che venga riportato nella legge di Bilancio quanto già approvato alla Camera dei Deputati nel Decreto Bersani ter.
Proprio per questo è prevista una manifestazione nazionale a Roma il 1 dicembre prossimo, alla quale parteciperanno comitati territoriali, associazioni che si battono contro la privatizzazione dell’acqua, ma anche quei comitati (sono tantissimi in tutto il Paese) che chiedono la rivisitazione dei canoni concessori alle grandi multinazionali dell’imbottigliamento. Le grandi case dell’acqua in bottiglia, infatti, pagano cifre irrisorie per emungere milioni di litri d’acqua al giorno. Soltanto un dato: l’Italia è al mondo il paese con il maggior consumo di acqua in bottiglia, 193 litri annui.
L’altro corno del problema. La gestione pubblica del servizio idrico. Non penso che una gestione senza presenza di privati possa dirsi, tout-court, una gestione pubblica.
Le caratteristiche pubbliche per la gestione di un bene comune devono essere anche altre, come la trasparenza e la partecipazione alle scelte. Ritengo sbagliato che tutte le scelte relative alla politica tariffaria e industriale del servizio idrico, vengano effettuate al chiuso di una stanza e da un gruppo ristrettissimo di persone (il CdA di Talete). Penso invece sia più giusto un percorso reale di partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza, proprio perché l’acqua è una questione culturale dirimente, di primaria grandezza.
Ovviamente non sto qui a dilungarmi sulle guerre per l’acqua, e quindi sulla rilevanza degli assetti idro-geopolitici e/o sulle speculazioni borsistiche che avanzano in questi mesi su questo bene vitale.
Mi piacerebbe molto discutere insieme a te, (mi permetto il tu, non me ne vorrai) e ad altri su questo tema magari in un momento di discussione pubblica. Vorrei poterne discutere per riflettere, ragionare insieme su come poter intervenire culturalmente per poi capire che scelte politiche compiere. Ovvio che a me piacerebbe anche poter invitare esperti in materia. Sono a disposizione, qualora tu decida di lavorarci insieme.
Walter Mancini
Forum Italiano Movimenti per l’Acqua.