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Nando Gigli
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Riceviamo e pubblichiamo
- Caro Parroncini,
il tuo tentativo di difendere il provvedimento della giunta regionale che ha stabilito una ampia, insostenibile partecipazione degli anziani alla spesa per la degenza nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) richiede una precisazione di contenuto e una valutazione politica.
Definire come tu sostieni la decisione della giunta semplicemente come “dar seguito ad una normativa nazionale”, spostando la responsabilità al governo lascia nel vago i termini dell’indirizzo governativo e della decisione regionale.
Il provvedimento del febbraio 2001, cui fai riferimento, è un decreto del governo di centro-sinistra e reca le firme di Amato (Presidente del Consiglio), della Turco (Ministro della solidarietà sociale) e di Veronesi (Ministro della sanità).
Questa normativa prevedeva che “gli interventi di ospitalità alberghiera presso strutture residenziali e semiresidenziali di adulti e anziani con limitazione dell’autonomia, non assistibili a domicilio” fossero di competenza dei comuni, con il 50 per cento a carico del SSN e l’altro 50 per cento a carico del comune, fatta salva la compartecipazione dell’utente.
La decisione della giunta Marrazzo non ha fatto altro che girare il 50 per cento a carico del comuni sulle spalle degli anziani degenti con l’indicatore di situazione economica equivalente (ISEE), cioè della famiglia, superiore a euro 25mila e il 40 per cento per tutti gli altri, compresi gli utenti con ISEE inferiore ai 13mila euro.
Ora, come si può pensare che un anziano con indice ISEE inferiore ai 13mila euro possa far fronte a spese che superano il suo stesso reddito? E questo vale anche per gli altri utenti con ISEE superiore. Come sai questo indice risulta spesso penalizzante anche per chi ha redditi bassi.
La logica con la quale si sono decisi questi provvedimenti rispecchia il tipo di scelte che il centrosinistra compie quando è al governo: a livello nazionale le economie di spesa pubblica si compiono togliendo risorse agli enti locali, a livello regionale, ed in particolare dalla giunta Marrazzo si riequilibra la spesa ed il bilancio semplicemente ponendo a carico dei cittadini incrementi di tassazione e partecipazione alla spesa.
Questa decisione di cui il Consiglio comunale di Viterbo ha chiesto la revoca viene da te definita come la volontà di razionalizzare, ammodernare e risanare la sanità laziale.
Come tu sai in consiglio regionale più volte ho invitato l’assessore alla Sanità a voler affrontare con coraggio quei nodi di inefficienza che sono alla base del formarsi degli incrementi patologici della spesa sanitaria.
Ho insistito anche affinché siano ricostituiti quegli uffici ispettivi e di controllo con i quali intervenire sui meccanismi non in linea con gli indirizzi di contenimento. Ho chiesto che in commissione siano portati gli atti aziendali che dovrebbero comportare le riduzioni di strutture stabiliti dal consiglio regionale. Poco o nulla si è fatto.
Ora qui nella nostra provincia c’è il caso emblematico della gestione della Asl sulla quale ho presentato numerose interrogazioni per denunciare il continuo ricorso alla trattativa privata per le forniture, il moltiplicarsi delle unità operative in deroga alla normativa, le operazioni di poca trasparenza come l’acquisizione della cosiddetta cittadella della salute e lo smantellamento di alcuni reparti con l’abbandono di validissimi primari e operatori sanitari con il probabile obbiettivo di nuovi convenzionamenti.
Su queste ed altre situazioni a dir poco imbarazzanti che riguardano la Asl di Viterbo ti invito a prendere posizione, sulla base di una idea di fondo: la modernizzazione e la razionalizzazione della sanità deve iniziare dalla gestione di questa azienda il cui vertice si caratterizza soprattutto per la spigliata scelta politica di campo e, quindi, per un uso politico partitico della sanità come mai si era verificato nella nostra Regione.
Cordialmente
Rodolfo Gigli