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Sposetti
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- Guidonia o Frosinone? Latina o Viterbo? Pratica di Mare o Roma Urbe?
Mentre il mondo politico si divide, le comunità locali sono da mesi in trincea per accapparrarsi quello che appare come un importante volano di sviluppo per il territorio, e già compaiono sull’orizzonte agguerriti comitati per il no, la gara per diventare sede del terzo aeroporto laziale vede ormai Viterbo in pole position assoluta.
Tutti gli elementi tecnici accumulatisi in questi mesi sui tavoli ministeriali e regionali, fanno pendere la bilancia a favore del capoluogo della Tuscia.
La decisione del Ministro dei Trasporti (anche se formalmente sarà l’Enac a dare il semaforo verde), sentiti tutti gli enti locali interessati, è slittata a novembre, ma è ormai evidente che non potrà essere ulteriormente procrastinata.
Non c’è soltanto la salute dei cittadini di Ciampino a mettere le ali ai piedi al ministero e all’authority aeroportuale, ma anche un’altra serie di considerazioni non secondarie fra cui la necessità di dare una risposta alla tumultuosa crescita del sistema aeroportuale romano che, per effetto anche delle lungimiranti scelte delle amministrazioni locali in tema di turismo, sta sviluppandosi a ritmi “cinesi”: Fiumicino ha fatto registrare aumento dell’8,6 per cento dei passeggeri nei primi nove mesi dell’anno, e a Ciampino soltanto il “tetto” al numero dei voli imposto dall’Enac consente di arginare le richieste di compagnie low cost che voglio collocare la Capitale al centro delle loro strategie di business.
Business aeroportuale che è tornato di assoluto interesse dopo la crisi innescatasi l’11 settembre.
Stando ai documenti che da mesi circolano nelle sedi decisionali, il nuovo aeroporto laziale potrebbe essere in grado di trattare volumi di traffico di 6 milioni di passeggeri nel breve termine (entro il 2016) ma, considerata la domanda di traffico attesa nei prossimi anni, potrebbe anche svilupparsi su valori più alti.
Si tratta di cifre cui le comunità locali non possono non guardare con interesse: è ormai dato noto che per ogni posto di lavoro diretto in aeroporto corrispondono circa due posti nell’indotto, senza contare i benefici che una tale massa di viaggiatori per quanto indirizzata prevalentemente verso Roma può portare all’economia del territorio.
Perché Viterbo appare quindi come la candidata più forte alla vittoria in questa corsa alla conquista del ruolo di terzo polo aeroportuale del Lazio?
Per una serie di motivazioni tecniche che soltanto la maliziosa “miopia” di una politica localistica poco avvezza a fare strategia, sinergia, intermodalità e ad effettuare scelte responsabili sulla base di dati tecnici incontestabili, riesce a non prendere in considerazione.
Motivazioni che, peraltro, erano già contenute in documenti Enac ed Enav, e che l’ente di assistenza al volo aveva ribadito senza troppi giri di parole nel corso dell’incontro plenario svoltosi a luglio nella sede della Regione Lazio, presenti il ministro Alessandro Bianchi, Marrazzo, Veltroni, Gasbarra, tutti gli enti locali interessati, i vertici di ADR e dell’Aeronautica militare (non va dimenticato che il nuovo aeroporto sorgerebbe dove sono già presenti installazioni militari).
Le ragioni di una scelta a favore di Viterbo possono essere riassunte in poche parole e in una domanda.
Dal momento che il traffico low cost proviene prevalentemente da Nord (una percentuale intorno all’80%), perché impegnare il già trafficatissimo spazio aereo di Fiumicino per raggiungere uno scalo posto a sud della Capitale?
Alla domanda, i tecnici di Enav ed Enac hanno già risposto con estrema chiarezza.
Aprire un aeroporto nel sud laziale produrrebbe gravissime interferenze sullo spazio aereo di Fiumicino e di Ciampino In sostanza, ogni volo low cost in atterraggio a Latina o a Frosinone peserebbe sulla piena operatività dell’hub romano e decine di aerei resterebbero in sorvolo sulla Capitale in attesa dell’ok della torre di controllo all’atterraggio.
Ecco quindi come, alla luce di queste considerazioni tecniche, la candidatura di Latina addirittura muore senza poter neppure vedere la luce (ogni apparecchio in avvicinamento su Latina bloccherebbe l’aerovia di avvicinamento di Fiumicino da sud), mentre si ridimensiona con forza anche quella di Frosinone.
Insomma, la conseguenza più devastante di una scelta che prevedesse la costruzione del terzo aeroporto a Latina o a Frosinone sarebbe quindi quella di togliere capacità a Fiumicino proprio nel momento in cui è generale la richiesta di un rilancio e di una più robusta infrastrutturazione dello scalo romano: non solo per rimediare a un “gap” quinquennale che si riflette quotidianamente sulla sua efficienza (e su questo c’è il forte impegno del nuovo azionariato), ma per candidarsi a rivestire quel ruolo di maggior hub del Mediterraneo che è fin dalla nascita nel suo Dna.
La scelta sarà anche politica, ma nessuno potrà scansare i rigorosi parametri con cui Enav ed Enac hanno candidato in sostanza Viterbo.
Li ricordiamo ad uso e consumo dei decisori: collocazione territoriale; interferenze con l’attuale volume di spazio connesso all’attuale sistema aeroportuale romano; compatibilità con esistenti o futuri poli aeroportuali, consistenza del sedime e potenzialità di espansione; collegamenti con la città di Roma; compatibilità ambientale e conseguenti limiti allo sviluppo, elemento fra i più importanti considerate le ricadute sociali che una infrastruttura aeroportuale possiede.
Bene: da questo difficilissimo scrutinio Viterbo esce promossa a pieni voti, mentre vengono scartate tutte le altre “candidature”. Rieti e Pratica di Mare, per esempio, non vengono neppure ammesse all’esame.
E per Frosinone e Latina c’è anche un’altra “grana” irrisolvibile: quella delle condizioni meteorologiche.
La possibilità che si determini una “impraticabilità operativa” (ovvero il blocco dell’aeroporto con impossibilità di decollo e atterraggio) stanno in un rapporto di 1 a 10 a favore dell’aeroporto di Viterbo rispetto all’aeroporto di Latina. Aeroporto a Viterbo: se non ora quando?
Ugo Sposetti