Viterbo - 27 e 28 ottobre
Bucci all'Unione
26 ottobre 2007 - ore 2,19
Teatro dell’Unione di Viterbo
Sabato 27 ottobre 2007 ore 21,00 (Turno A)
Domenica 28 ottobre 2007 ore 16,45 (Turno B)
Diaghilev s.r.l.- Peccioli teatro
Flavio Bucci
in
Riccardo Terzo
William Shakespeare
Traduzione di Angelo Dalla Giacoma
Diana Detoni Renato Campese Luigi Mezzanotte
Personaggi INTERPRETI ( in ordine di apparizione )
ENRICO VI ,della casata dei Lancaster LUIGI MEZZANOTTE
Frate CARMINE BALDUCCI
RICCARDO, duca di Gloucester, poi re Riccardo III FLAVIO BUCCI
EDOARDO IV GIORGIO CARMINATI
ARCIVESCOVO RENATO CAMPESE
REGINA ELISABETTA, moglie di re Edoardo IV DIANA DETONI
Duca di BUCKINGHAM ANDREA BUSCEMI
GIORGIO , duca di CLARENZA GABRIELE GALLI
Lady ANNA DANIELA MONTEFORTE
Lord RIVERS, fratello di Elisabetta GABRIELE GALLI
DORSET , figlio di primo letto di Elisabetta CARMINE BALDUCCI
CATESBY GIORGIO CARMINATI
Conte di STANLEY LUIGI MEZZANOTTE
SICARIO ROCCO PICIULO
Regia di Andrea Buscemi
Punta di diamante della prima tetralogia storica dedicata alla drammatica fine del regno di Enrico VI ed alla Guerra delle Due Rose , il "Riccardo Terzo” scespiriano non ha cessato nei secoli d'esser oggetto di discussioni e polemiche.
In Italia si va dal giudizio sostanzialmente negativo di Mario Praz alle più recenti esaltazioni di Vittorio Gabrieli e di Nemi D'Agostino mentre sarebbe lunghissima l'elencazione delle disparità di giudizi dei maggiori critici stranieri sui pregi e difetti della struttura drammaturgica, sul linguaggio , sui carattere e dello stile sublime o solo declamatorio.
Le fonti dell'opera sono note : il libro XXVII delle Anglicae Historiae , il De occupationae Regni Anglia e soprattutto The History of King Richard the Third di Thomas More.
Tuttavia a somiglianza di quanto accade per l'opera che più somiglia al Riccardo III nell' impostazione generale, quell'Edoardo II di MarIowe , rappresentato anch'esso nella prima. metà del 1592, anche in questo caso le fonti storiche sono sì seguite quasi alla lettera , ma entrambi i drammaturghi spostano a loro piacimento e seconda delle esigenze sia la cronologia che la presentazione degli avvenimenti violentemente scorciati per dar risalto ai caratteri dei personaggi.
In un curioso film sperimentale che un grande attore come Al Pacino volle realizzare alcuni anni fa, c'è l'intuizione di fare delle nequizie di Riccardo un mezzo di difesa contro gli intrighi degli altri personaggi ; da questa angolazione i personaggi sono tutti "wrangling pirates ( pirati rissosi), e quindi la" leggenda nera" che ha sempre avvolto il personaggio ne sarebbe per lo meno attenuata e in parte perfino giustificata.
Altri interrogativi nascono dalla assenza del personaggio-clown abitudinario nel teatro scespiriano e nel risveglio della "codarda coscienza" di Riccardo nel finale; mentre nel primo caso credo si possa dare il massimo credito a una fine osservazione del Gabrieli, secondo cui la natura istrionica dal protagonista avrebbe reso perfettamente inutile il controcanto giocoso d'un clown (indispensabile , invece, a un Lear), il ravvedimento finale di Riccardo ha , a mio avviso, motivazioni molto complesse e non si tratta, com'è generale convinzione, d'un escamotage di mestiere.
Se è pur vero che nella prima tetralogia storica di Shakespeare i principi morali vengono per lo più ipocritamente esibiti, ma violati nella sostanza per interesse o paura, è ben vero che ogni delitto trova qui, proprio alla fine, opportuno castigo e che " un principio di trascendente retribuzione finisce con l'affermarsi , forse un po' ritualmente, nella vicende della storia."
Nel finale la sincerità di Riccardo è evidente e ben diversa dalle fredde autoanalisi degli altri frequentissimi monologhi : il punto più alto di questa cronaca che è già una tragedia e' qui : "Non c'è creatura che m'ami e se muoio nessuna anima avrà pietà di me ! E perché dovrebbe se io stesso non la trovo verso me ? "
Questo atroce interrogativo chiude giustamente la. parabola di un personaggio apparentemente mostruoso ma in realtà solo disperato per la propria disumanità.