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Umberto Cinalli
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Riceviamo e pubblichiamo
- Le parole di Paternesi sullo stato della valorizzazione e della tutela del patrimonio artistico e storico di Viterbo si propagano pigramente tra gli uffici e gli addetti ai lavori.
Qualche sussulto tra i cittadini che da più tempo denunciano la questione, i quali sperano sia giunto il momento di ripristinare un dibattito pubblico che solo in occasioni particolari (il crollo delle mura, il Parco dell’Arcionello) ha coinvolto stampa, amministratori e cittadini. Sempre peraltro su posizioni contrapposte.
La stessa questione del Centro storico di Viterbo dovrebbe essere il “contenitore” dentro il quale avviare percorsi virtuosi di partecipazione: troppe le sensibilità e le competenze che sino ad oggi sono state mortificate dall’immobilismo di Palazzo dei Priori. Della maggioranza come dell’opposizione.
A partire da quelle dei residenti che attendono ancora il rispetto delle promesse di aumentare le ZTL e le isole pedonali e di avviare una definitiva riorganizzazione di spazi e tempi dentro le mura.
Ma non mi limito a considerare il comune di Viterbo, bensì l’intera Provincia: quindi da denunciare la mancanza del ruolo di coordinamento dell’Amministrazione Provinciale che su beni culturali e partecipazione ha disatteso le aspettative ed il suo stesso programma, perpetuando una politica autoreferenziale chiusa alla collaborazione con le centinaia di associazioni locali.
La stessa Università della Tuscia con la facoltà di Beni culturali è avara di proposte ed iniziative. Nonostante le notevoli risorse provenienti dagli enti locali, una spinta verso una reale innovazione nella tutela e valorizzazione dei beni artistici e culturali non c’è mai stata.
Il “laboratorio Tuscia” non c’è. Anche per il disinteresse dell’Università nel suo complesso.
Il solo fatto che non sia mai stato programmato e condotto un censimento del patrimonio storico artistico diffuso della Tuscia e delle criticità connesse con la tutela e valorizzazione di questi beni, la dice lunga sulla volontà dell’ateneo viterbese di avere un reale ruolo politico e propulsivo.
Serve innovazione e coraggio. Occorre affidare ai giovani, studenti e professionisti, maggiori responsabilità; ridurre l’ingerenza asfittica delle associazioni di categoria e dei partiti, svincolare i fondi per la progettazione dalle dinamiche clientelari e rendere trasparenti i percorsi di partecipazione dei cittadini.
Solo l’entusiasmo salverà Viterbo dall’apatia storica cui è condannata da secoli di servitù.
Per i Verdi per la pace di Viterbo
Umberto Cinalli