Riceviamo e pubblichiamo - Qualche migliaio di metri cubi di costruzioni sta per invadere una delle più belle cartoline della Tuscia.
Il comune di C.S.Elia ha iniziato i lavori per il nuovo cimitero. L'area scelta si trova in mezzo alla Valle Suppentonia, dimora di santi ed eremiti nell'antichità, fu cantata da Goethe, Stendhal e dipinta in diversi scorci da viaggiatori europei e dal patriota Massimo D'Azeglio.
La valle, fino ad oggi rimasta immutata, è una sorta di “miracolo” come spiegato di recente da una monografia della rivista “Bell'Italia”. Un miracolo che ha i giorni contati visto che si vanno a costruire176 loculi, da rivendere al costo unitario di circa 5mila euro, uno dei più alti del Lazio.
Il comune di Castello ha infatti scelto per il nuovo cimitero la zona argillosa in fondo alla valle, che necessiterà di centinaia di gradini di passarelle per accedervi (per la gioia dei più anziani?); i costi dunque sono lievitati in maniera assurda: ricordiamo che a Roma un loculo costa circa 2000 euro, a Nepi circa 1400.
Quel che è peggio, lo scempio della valle è solo agli inizi perché, facendo due conti, 176 loculi corrispondono ad una soluzione decisamente provvisoria, infatti o i cittadini di Castello smettono di morire, oppure bisognerà procedere presto ad ampliamenti inevitabili del cimitero.
Perché allora costruire proprio lì, quando ci sono almeno tre altri siti più comodi, economici e, soprattutto, che non sono un patrimonio storico e naturalistico come la valle Suppentonia? Nessuno è riuscito a capirlo, né il comune ha risposto nel merito alle questioni sollevate da un comitato sorto a Castel Sant'Elia da diverso tempo.
Come è possibile che si costruisca in una zona protetta per eccellenza: quella delle Forre? Come può essere che la Regione rilasci al comune di C.S.Elia stanziamenti per la “protezione e la salvaguardia” di un paesaggio eccezionale e la medesima Regione, in un altro ufficio, autorizzi il comune a costruirci dentro?
Sicuramente non sono avvenuti abusi nell'applicare le leggi, ciò vuol dire però che c'è una tara bella grossa nelle normative in materia di salvaguardia, ma soprattutto nel buon senso di chi dovrebbe amministrare nell'interesse dei cittadini.
Le ruspe stanno dunque sbancando a meno di 15 metri dal fosso della Mola Vecchia (la legge Galasso non prevedeva una distanza di 150 metri dai corsi d'acqua?).
I lavori insistono a ridosso di una fonte d'acqua sorgiva, a due passi da un ponte romano e proprio a picco sotto i bastioni naturali della città etrusca di Castello e del santuario della Madonna Ad Rupes (non valgono i vincoli idrogeologici, paesaggistici e archeologici?).
Il Prc in Provincia e Regione sta cercando di far chiarezza su come si sia giunti all'autorizzazione e si unisce alla battaglia per salvare la Valle Suppentonia.
Affinché si raggiunga l'obbiettivo è fondamentale la mobilitazione che sta mettendo in campo la gente di Castello, ma anche la partecipazione di tutti coloro i quali amano e vogliono conservare le comuni ricchezze della Tuscia, a cominciare dagli organi di stampa che speriamo diano attenzione alle iniziative dei cittadini di Castello.
Partito della Rifondazione Comunista
Gruppo Consiliare alla Provincia di Viterbo