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Roberto Pepponi (Savit)
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- Nella sala conferenze della Camera di Commercio di Viterbo alla folta presenza di autorità istituzionali, parlamentari, imprenditori, rappresentanti delle associazioni di categoria e studenti sono stati presentati oggi dalla SAVIT gli studi commissionati all’ICCSAI (International Center for Competitiveness Studies in the Aviation Industry), uno tra i più autorevoli enti di ricerca internazionali specializzato sull’aviazione civile, in vista della localizzazione del terzo scalo aeroportuale laziale.
In particolare Renato Redondi, docente dell’Università degli Studi di Brescia e Stefano Paleari, direttore scientifico di ICSSAI di Bergamo, hanno illustrato l’impatto economico determinato dalla realizzazione dell’aeroporto a Viterbo e i livelli di accessibilità da e per Roma, mettendo in luce tutti gli aspetti in favore della candidatura di Viterbo, in base alle richieste di ulteriori approfondimenti sollevate dal ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, e dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo.
Innanzitutto i collegamenti con la Capitale: dallo studio risulta che a differenza dei luoghi comuni, utilizzando l’abbinamento navetta‐ferrovia la distanza Viterbo-Roma verrebbe coperta in 1 ora e 21 minuti, utilizzando la superstrada per Orte e da lì la linea ferroviaria per Roma. Da Frosinone, invece, i tempi di percorrenza sono di 1 ora 43 minuti.
Rispetto all’impatto economico derivante dall’aeroporto, a Viterbo è stato stimato un bacino di mercato minimo di circa 1,8 milioni di individui che corrisponde a 3,5 milioni di passeggeri all’anno. Inoltre sulla base di alcune proiezioni sul traffico aereo europeo si ipotizza che potrebbero transitare per la Tuscia un numero di passeggeri non inferiore a 5 milioni entro il 2015.
Rispetto all’occupazione per la costruzione dell’aeroporto, è stimabile un fabbisogno di oltre 500 addetti. Per quanto concerne le attività di gestione è possibile prevedere un bisogno occupazionale diretto di circa 2.500 addetti.
Se si considera anche l’occupazione indiretta e indotta si stima che attraverso l’aeroporto l’occupazione prodotta raggiungerebbe circa 5.000 addetti (il 5% dell’attuale forza lavoro della provincia). Per non parlare degli effetti benefici che ne trarrebbero in termini imprenditorialei e occupazionali la riqualificazione di attività e insediamenti esistenti quali distretti industriali, turistici e universitari.
Durante l’incontro Roberto Pepponi, presidente della SAVIT la società partecipata in ugual misura dal Comune di Viterbo, dalla Provincia di Viterbo e dalla Camera di Commercio di Viterbo ha dichiarato: “Siamo ormai alle ultime battute di una vicenda che ci vede impegnati da una decina di anni.
Gli studi realizzati per Viterbo dall’ICCSAI aggiungono ulteriore validità scientifica in favore della nostra candidatura. Una scelta diversa significherebbe negare aspetti tecnici che riguardano anche la sicurezza, tagliare le ali allo sviluppo economico del territorio, rimandare a chissà quando il completamento di quelle opere infrastrutturali che attendiamo da tempo.
Ormai aggiunge Pepponi la localizzazione del terzo scalo laziale è seguita con attenzione a livello nazionale, non solo dagli addetti ai lavori, e una decisione che non tenesse conto delle numerose relazioni tecniche e studi scientifici degli enti più autorevoli rappresenterebbe un grave segnale di prevaricazione della politica che non passerebbe inosservato”.
Gli studi dell’ICSSAI saranno consultabili nei prossimi giorni sul sito web: www.tusciaeconomica.it.
Sintesi del rapporto ICSSAI
Accessibilità e ricadute socio-economiche sul territorio
La valutazione dell’impatto socio-economico connesso con la realizzazione di un aeroporto ad uso civile è un’essenziale premessa per la decisione circa la sua localizzazione.
La presenza di una domanda potenziale e la valutazione quantitativa delle ricadute sociali ed economiche in termini occupazionali ed imprenditoriali è condizione necessaria affinché la scelta si possa prospettare come economicamente valida e socialmente auspicabile.
L’area circostante Viterbo risulta attualmente la meno collegata all’Europa rispetto alle altre province della regione Lazio con riferimento alla presenza di aeroporti con almeno 40 rotte europee schedulate (cosiddetta “soglia Ciampino”).
L’insediamento a Viterbo di un aeroporto ad uso civile può contare su un bacino minimo di circa 1,8 milioni di individui che corrisponde a 3,5 milioni di passeggeri all’anno.
Sotto il profilo dei collegamenti con la Capitale, non appare evidente allo stato una superiorità di una delle due possibili localizzazioni aeroportuali analizzate, Viterbo e Frosinone.
Per Viterbo, la miglior soluzione disponibile allo stato attuale, dal punto di vista dei collegamenti stradali e dei servizi ferroviari offerti, sembra essere rappresentata dal collegamento con bus navetta sino ad Orte e il successivo utilizzo della linea ferroviaria OrteRoma Termini.
La soluzione bus navettaferrovia consente di ridurre al minimo l’impatto sul traffico in
accesso a Roma. La frequenza dei collegamenti già attivi consente di raggiungere Roma in tempi analoghi a quelli necessari per raggiungere la capitale da Frosinone e in linea con gli standard europei. I tempi medi di viaggio tra i sedimi aeroportuali e la Capitale sono stimabili, considerando anche i fattori indiretti e nel caso della soluzione navetta‐ferrovia, in 1h 21’ per Viterbo e 1 h 43’ per Frosinone.
La valutazione è basata sul quadro infrastrutturale esistente ed attualmente sfruttabile con interventi contenuti. Potenziamenti già in corso e di probabile completamento a breve termine possono migliorare la situazione, senza alterare sostanzialmente l’analisi comparativa.
Le scelte di percorsi alternativi, ed in particolare mediante il trasporto su gomma sino alle
stazioni metropolitane di Roma, sono da ritenersi meno favorevoli per l’impatto negativo
sulle vie di afflusso a Roma e sul traffico a ridosso del Grande Raccordo Anulare.
In tal caso, inoltre, le stime ed i confronti tra i due aeroporti sono influenzate in modo decisivo dalla
presenza di rallentamenti e di congestionamenti.
Anche in questo caso, comunque, gli aeroporti mostrano tempi di transito verso Roma non significativamente differenti: Viterbo si avvantaggia per la presenza di un numero superiore di alternative viarie che rendono più robusta la valutazione dei collegamenti. Inoltre, il posizionamento a nord di Roma appare più adatto, in quanto il traffico generato dall’aeroporto si sovrappone ad un minor grado di pendolarismo verso la capitale.
Sulla base delle stime sui tassi di crescita di lungo periodo effettuate dagli operatori e dalle agenzie internazionali, è ragionevole attendersi per il Centro Italia un eccesso di domanda (cioè una domanda che difficilmente può essere soddisfatta dagli scali laziali attuali) che può portare su Viterbo un numero di passeggeri non inferiore a 5 milioni entro il 2015, senza interferire in misura significativa sui piani di sviluppo dello scalo di Fiumicino. Per la stima dell’impatto socio-economico dell’aeroporto di Viterbo sono stati considerati due scenari corrispondenti rispettivamente a 3 e a 5 milioni di passeggeri all’anno.
Riteniamo che il primo scenario sia assai conservativo mentre il secondo realistico.
Sotto il profilo socio-economico la provincia di Viterbo è caratterizzata da un tasso di occupati indipendenti molto elevato, in particolare per quanto riguarda il settore agricolo.
Insieme a Roma, Viterbo presenta la percentuale maggiore di addetti nel commercio e nei trasporti. Ha inoltre, insieme a Rieti, la più bassa densità abitativa e, viceversa, la maggiore densità di imprese. In termini di PIL, Viterbo è all’ultimo posto rispetto alle altre province laziali, a testimonianza della polarizzazione delle attività nei settori agricoli e dell’edilizia.
Con riferimento alla composizione di export e di import della provincia di Viterbo, e soprattutto ai relativi saldi, molto orientati verso i Paesi europei, la presenza di un aeroporto con vocazione europea (voli a breve-medio raggio verso destinazioni europee) costituirebbe uno stimolo molto rilevante per l’economia del territorio.
Con riferimento all’impatto economico connesso con la realizzazione a Viterbo di un aeroporto ad uso civile, lo studio ha considerato sia gli effetti diretti (investimenti ed altre attività dirette di gestione) sia gli effetti indiretti e indotti.
La valutazione è stata formulata considerando gli investimenti necessari nell’ottica sia dello scenario con 3 milioni di passeggeri annui sia di quello più realistico che prevede 5 milioni di passeggeri all’anno. I parametri utilizzati per il calcolo sono quelli valutati in comparabili esperienze nazionali e internazionali.
In termini numerici, con riferimento al periodo di costruzione dell’aeroporto, è stimabile la creazione di una occupazione per oltre 500 addetti. Per quanto concerne le attività di gestione è possibile stimare un bisogno occupazionale diretto di poco più di 1.600 addetti nell’ipotesi di un transito annuo di 3 milioni di passeggeri e di 2.500 addetti nell’ipotesi che il traffico si posizioni sui 5 milioni di passeggeri annui.
L’occupazione indiretta e indotta è stimabile attraverso un rapporto uno a uno rispetto a quella diretta. Considerando gli aspetti temporali, nell’ipotesi per semplicità di realizzare l’infrastruttura nell’arco di un anno e supponendo di raggiungere 3 milioni di passeggeri nel terzo anno di attività e i 5 milioni nel quinto anno, l’occupazione prodotta si può stimare in circa 5.000 addetti (il 5% dell’attuale forza lavoro della provincia).
Non sono valutabili a priori, ancorché certamente presenti, effetti di natura catalitica che tendono a rendere più attraente da un punto di vista economico l’area nella quale l’aeroporto è insediato.
Sono inoltre certi, anche se di difficile quantificazione, effetti di riqualificazione di attività e insediamenti esistenti quali distretti industriali, turistici e universitari.
Precedenti positivi e recenti della realtà italiana e confrontabili da vari punti di vista, in primis quello dimensionale previsto, con quello del territorio di Viterbo, sono i casi degli aeroporti di Orio al Serio e di Pisa.
A livello internazionale, soprattutto a supporto dello studio relativo all’occupazione generata, sono di conforto le esperienze di Bristol, Stansted e Liverpool nel Regno Unito.
In sintesi riteniamo che l’insediamento a Viterbo di un aeroporto ad uso civile, con predilezione per il traffico low-cost europeo, sia pienamente giustificato sotto il profilo della domanda e convincente per gli effetti socio-economici allo stesso conseguenti, anche in relazione alle caratteristiche dell’area sia sotto il profilo geografico sia per la composizione del tessuto economico ed imprenditoriale.
Sintesi del Rapporto ICSSAI (International Center for Competitiveness Studies in the Aviation Industry) presentato dalla SAVIT il 31 ottobre nella sala conferenze della Camera di Commercio di Viterbo.