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Alessio Paternesi
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- Riceviamo e pubblichiamo - Caro direttore,
Manteniamo vivo il dibattito aperto da Paternesi.
Approfitto di una brevissima convalescenza, per trovare il tempo di scrivere questa lettera, allo strumento che mi consente di ”stare” in città, mentre il mio lavoro mi costringe costantemente fuori Viterbo tutta la settimana, così da perdere purtroppo molti contatti e relazioni dirette.
La mia esortazione è, manteniamo vivo, non lasciamo cadere il dibattito attorno ai temi sollevati da Paternesi, che dipingono lo stato reale della città, sono temi puntuali, che presi nel loro insieme danno un quadro esatto del declino.
Altro che le aiuole fiorite! Con cui l’amministrazione, con fare maniacale vuol presentare la città, ma il verde vero, un parco, dove è?
Se guardiamo la città agli inizi del Novecento, ed il rapporto dimensionale tra Pratogiardino ed il costruito esisteva un equilibrio, oggi come tutti vedono Viterbo, a parità di abitanti si è decuplicata, ma non il verde. Forse si punta ad inglobare a breve la Palanzana?
Per continuare, il cemento, il Bulicame, i nuovi monumenti, il cimitero (io sono per la cremazione ed un cimitero per capirci come quello militare di Bolsena) ma certo il vecchio San Lazzaro aveva una sua dignità storico artistica, ma i “ parcheggi multipiano“ del nuovo sono raccapriccianti, e così via…
Vogliamo parlare della grande invenzione delle “municipalizzate “ Cev, Robur, Francigena, in mano a politici e/o ex che non avevano mai visto un’azienda in vita loro, oggi si parla di chiusure, incorporazioni, accorpamenti, trasformazioni, sono solo palliativi.
Quali prospettive in una piccola comunità così ristretta come Viterbo potevano avere? a quale mercato si potevano rivolgere, quali vantaggi hanno comportato per i cittadini, per la comunità?
Potevano forse al pari delle varie Aem, Acea costruire impianti, comprare centrali? realizzare coogeneratori, moderni termovalorizzatori, inceneritori? ecc. diventare cioè attori nel settore di mercato dei servizi in cui operano, andare in borsa…
Niente di tutto ciò, hanno però consentito di fare un po’ di clientelismo, assumere addetti, impiegati senza troppe regole, dare incarichi e compensi ad amministratori ….
Quale poteva essere la differenza tra un corretto e scrupoloso appalto a imprese verificate, controllate, ed il dare vita a delle aziende se non l’immediata certezza di aver acceso dei costi certi e dei risparmi incerti ed incerti risultati di efficienza ed efficacia.
Per i viterbesi, era sicuramente meno oneroso un appalto diretto, a cui oggi si guarda per alcuni servizi in mano alle suddette società.
Tutto torna, per loro, purtroppo. Di nuovo non lasciamo cadere il dibattito.
Nazzareno Paoletti