Riceviamo e pubblichiamo
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- Il problema del caroprezzi coinvolge tutto il territorio nazionale e sta mettendo in ginocchio tante famiglie, in particolare quelle con redditi di lavoro dipendente e quelle che percepiscono pensioni medio - basse.
Ciò è dovuto in gran parte agli attuali meccanismi di adeguamento salariale che non garantiscono realmente la salvaguardia del potere d’acquisto di stipendi e pensioni.
La Provincia di Viterbo, oltre a distinguersi negativamente per l’assenza di sviluppo economico che determina un tasso di disoccupazione molto elevato, ora ha anche il primato del caroprezzi.
L’indagine di Altroconsumo ha evidenziato, infatti, che fare la spesa nella Tuscia costa di più rispetto alla media italiana e, in particolare, la provincia di Viterbo è risultata la provincia più cara di tutte le altre province del Lazio compresa Roma.
I nostri amministratori locali minimizzano e offrono consigli da “brave massaie”.
Ieri, infatti, durante l’intervista su TG 3 Regione, l’assessore Tasciotti ha consigliato alle donne di muoversi di più, di visitare più di un supermercato per scoprire dove l’uno o l’altro prodotto possono trovarsi più a buon mercato.
Premesso che i cittadini, e in particolare le donne, non possono permettersi il lusso di girovagare per supermercati giocando alla caccia al tesoro, considerato che durante la loro giornata hanno compiti ben più gravosi, non è concepibile sostenere che la semplice concorrenza di mercato possa risolvere un problema di questa entità.
E’ necessario prendere atto che alcune fasce sociali, comprese quelle che una volta rientravano nel cosiddetto ceto medio, stanno vivendo momenti di disagio e difficoltà al limite della sopportazione e che occorre mettere in atto proposte serie.
In caso contrario, se i nostri amministratori non trovano ricette credibili ed efficaci si limitassero, quantomeno, a non offendere l’intelligenza dei cittadini.
Paola Celletti
Rdb