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- C'è delusione e sconcerto tra gli operatori dell'Ares per il mancato rifinanziamento del taglio di 13 milionii euro al già esangue bilancio del 118.
Avevamo sperato, dopo il clamore suscitato nei giorni scorsi dall'allarme lanciato sull'impossibilità di far fronte alle spese di carburante per le ambulanze del Lazio, su un intervento tangibile, forte, per recuperare almeno una parte di fondi, essenziali per tenere in vita un servizio di fondamentale importanza per la collettività.
E invece, nonostante gli incontri che le organizzazioni sindacali. del 118 hanno tenuto con diversi consiglieri regionali, tra cui Foschi del PD, il presidente della Commissione Bilancio e il Capogruppo del PD in Regione, Parroncini, che si erano impegnati a farsi carico della presentazione di un emendamento per un recupero di fondi per l'Ares, dobbiamo registrare con sgomento che ai proclami di sostegno non sono seguiti i fatti, cioè non è stato stanziato nemmeno un euro.
Solo un generica dichiarazione di sostegno sanciti in una mozione, ma senza nessun impegno formale.
La sensazione che gli interlocutori interpellati e, in definitiva, che anche il presidente Marrazzo si siano serviti dell'"allarme 118" come elemento di visibilità per giocare la loro partita economica nel braccio di ferro che vede la Regione contrapporsi al Governo, è forte.
A questo punto, abbiamo un dovere verso i nostri numerosi associati e operatori ma, soprattutto, verso la cittadinanza: che è quello di denunciare con forza la volontà di smantellare il servizio, che sta già subendo tagli drastici.
Infatti, dalla fine di luglio, la Direzione Aziendale ha sancito, con un ordine di servizio, la possibile diminuizione, in caso di necessità, del numero dei componenti degli equipaggi delle ambulanze: dai tre previsti (autista, soccorritore e infermiere), a due (con l'eliminazione del soccorritore), con ricadute pesanti sulla qualità dell'assistenza ai pazienti.
Si pensi infatti a come sarà possibile, a questo punto, al solo Infermiere praticare manovre rianimatorie dentro un'ambulanza, o a come sarà possibile assistere un paziente senza nessun ausilio.
Ma c'è dell'altro: visto che l'Ares non può pagare le officine, i mezzi rotti non vengono più riparati, e l'autoparco non dispone più di ambulanze di riserva, cioè, quando una di queste si rompe, la città rimane senza un mezzo di soccorso.
Tutto ciò era perfettamente a conoscenza dei consiglieri regionali e del presidente Marrazzo.
La Regione, dopo aver usato il 118 come clava doveva poi fare la sua parte e restituire al 118 (e ai cittadini), ciò che gli era stato indebitamente tolto.
Ci appelliamo, a questo punto, al sindaco di Roma, che sulla salute dei cittadini romani ha la sua parte di responsabilità e al prefetto, perché dirimano la questione.
A settembre, l'Assocar (Associazione soccorritori dell'Ares) proporrà alle organizzazioni sindacali la "Mostra dello sfascio" a Piazza Venezia, una grande manifestazione di operatori con le ambulanze del servizio messe in piazza per denunciare il degrado dei nostri mezzi, oramai obsoleti, e che non vengono più acquistati per ritardi nella gara d'appalto, e che rappresentano, simbolicamente, lo stato a cui è giunto il nostro servizio.
Massimo Moscatelli
Presidente dell' Assocar (Associazione Soccorritori dell'ARES 118)