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- Operazione "Jackal", arrestati cinque esponenti del clan Casamonica per usura.
Altri tre sono stati denunciati a piede libero, tra i quali il capo clan.
In manette sono finiti: Sabatino Di Guglielmi (alias Johnny Casamonica), 31 anni; Pietro Corsi (alias Piero), 46 anni; Paolo Paolo Plini, 54 anni; Laura Tanzilli, 24 anni; Dario Chicca, 40 nni.
L’operazione "Jackal" è scattata all’alba nella capitale ed ha visto la partecipazione del nucleo investigativo dei carabinieri di Viterbo, oltre a un centinaio tra agenti della polizia municipale di Roma, del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, reparti speciali e unità cinofile.
Durante l’operazione sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari e personali anche a carico di altri personaggi collegati ai cinque arrestati, e in un club privato di intrattenimento, in provincia di Roma. Sono state trovate e sequestrate un revolver, una pistola giocattolo modificata, hashish, insieme a carta intesta e timbri falsi di pubblici uffici.
La vittima delle estorsioni ha denunciato, dopo aver appreso, dai quotidiani locali, che parte dei personaggi coinvolti erano già nel mirino delle tre forze di polizia, nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Viterbo.
L'attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma direzione distrettuale Antimafia, nella persona del sostituto procuratore, Leonardo Frisani, hanno permesso di appurare che i soggetti arrestati hanno messo in atto comportamenti caratterizzati da forti violenze, anche con l’uso di armi.
I cinque, secondo le forze dell'ordine, hanno minacciato più volte di morte la loro vittima i suoi familiari, i quali, in un crescendo di violenza e minacce, sono stati costretti a consegnare, in pochissimi mesi, cambiali, assegni e orologi, per un valore complessivo 200 mila euro circa, a fronte di un debito iniziale pari a 30 mila euro.
L'uomo che ha fatto la denuncia è stato anche vittima di una rapina e di una complessa truffa per l’acquisto di un’autovettura di grossa cilindrata, pagata e mai consegnata, sempre ad opera dei cinque arrestati.
L’attività estorsiva, secondo gli inquirenti, avrebbe inquietanti analogie con gli episodi appurati nel febbraio 2008, per i quali sta procedendo la Procura della Repubblica di Viterbo.