Riceviamo e pubblichiamo - Un altro bel regalo della giunta Marrazzo e company, il 14 febbraio e stato approvato piano territoriale paesistico regionale che comporta notevoli restrizioni e problemi per il territorio della nostra provincia.
Da una prima disamina ho rilevato alcune incongruenze che conviene mettere in risalto.
La carta dell’uso del suolo sulla quale è stata realizzata la stesura del Piano è del 1999, la stessa oltre ad essere superata da altra cartografia in possesso della R.L.e foto aeree del 2006, risulta essere molto approssimativa in quanto non rileva elementi di nessun tipo sotto una certa dimensione (Pixel minimo troppo grande pari ad un ettaro significa che sotto un ettaro l’area risulta omogenea).
Non tiene conto del rilievo archeologico che sta facendo ormai da due tre anni la provincia con i decreti del ministero dei beni culturali cioè con la mappa dei beni archeologici verificati sul territorio e ubicati su catastale.
Quello della Provincia dovrebbe essere un rilievo capillare e vero.
I beni archeologici riportati dalla regione sul Piano sono quelli che compaiono nel catasto Gregoriano e non verificati sul posto (1835 regnante Papa gregorio XVI).
Non è stato fatto un lavoro di sovrapposizione dei Prg comunali, quindi si può verificare che una zona prevista dal Comune come zona d’espansione risulti dal Ptpr vincolata, questo a riprova di come lo strumento sia decisamente calato dall’alto senza un minimo di confronto con le realtà locali.
Il blocco del cambio di destinazione d’uso dei vecchi casali agricoli
Bisognava avere il coraggio di permettere la ristrutturazione fissando i materiali da impiegare, il non aumento delle cubature, imporre le modalità di restauro confacenti al paesaggio agrario tipico della nostra zona, ma sarebbe comunque stato meglio di niente.
Per poter costruire fabbricati agricoli si passa da un lotto minimo di 3 ettari a 10 ( più che triplicato), con tutte le conseguenze disastrose per il settore, considerando che la maggior parte delle aziende agricole della nostra provincia sono di piccole e medie dimensioni
Dal momento dell’adozione da parte della Giunta Regionale sono scattate le misure di salvaguardia più restrittive, per presentare le osservazioni ci sono tre mesi e la Regione, con tutta calma, si riserva anche cinque anni per rispondere.
Nel frattempo cosa succederà?
Questo è il risultato di un Piano la cui stesura è durata anni e che è costato alcuni milioni di euro alla collettività ma l’assurdo è che invece di aver prodotto uno strumento puntuale e aggiornato ha dato vita ad uno strumento impreciso, approssimativo e in molti casi anche superato.
Si comprende la consistenza del lavoro ma proprio per l’importanza della sua ricaduta non si può chiedere oggi alle amministrazioni Comunali che spesso non hanno né le risorse né i mezzi, di verificare le imprecisioni o gli errori e poi comunicarli.
Sarebbe stato opportuno che la Provincia avesse alzato la testa, almeno per dare un servizio alla collettività, dal vassallaggio nei confronti della Regione Lazio e che si fosse resa disponibile con gli stumenti a sua disposizione per fungere da supporto alle amministrazioni comunali che spesso non dispongono di mezzi per le verifiche necessarie, ma niente di tutto questo.
Grazie Presidente Marrazzo per questo ennesimo regalo che contribuisce in maniera sostanziale ad impedire lo sviluppo dei Comuni nella nostra provincia.
Francesco Battistoni
Consigliere provinciale FI