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Marini con La Russa
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- Una vasca al corso con Ignazio La Russa.
Sono gli ultimi fuochi della campagna elettorale e Giulio Marini cala l’asso dell’esponente An. Che arriva in piazza del Comune alle 18.45, scende saluta tutti e si compiace della bellezza dei palazzi.
“E’ la prima volta che sono qui”. O quasi. “Avevi già fatto un comizio in città”. Lo corregge Giancarlo Gabbianelli e lui subito si riprende. “Ma era al chiuso”.
Ad attenderlo lo stato maggiore del Pdl e in prima fila Marini. “Sindaco dove sei?”. Lo chiama La Russa. Lui non risponde subito. “Sono candidato”. Quando la politica incontra la scaramanzia. Il leader An lo capisce e tira fuori un braccialetto tricolore che annoda attorno al polso di Marini. Un portafortuna che regala un po’ a tutti. “Soprattutto alle donne però”.
Poi s’informa dei risultati al primo turno e prendendo in giro il candidato Pdl si chiede se sia lui quello al 33%.
“Due sindaci devono vincere, a Viterbo e a Roma. Nella capitale, se non ce la dovessimo fare sarebbe per pochissimo”.
Senza perdere tempo inizia la passeggiata al corso, con la comitiva al seguito. La Russa meglio di una star. Si ferma. Saluta. Scambia battute con i passanti. Tante foto, possibilmente al cellulare.
Il “ragazzo” sa il fatto suo. Non per niente Fiorello lo annovera tra i suoi personaggi e nel curriculum figura anche il doppiaggio in una puntata dei Simpson.
A piazza dellle Erbe un saluto ai ragazzi e soprattutto alle ragazze impegnate al gazebo per il Pdl, quindi si prosegue.
Nessuna deviazione strategica.
Si passa davanti alla sede del comitato Sposetti. Dove il presidente Pd Andrea Egidi gli stringe la mano dicendo: “E’ una campagna elettorale civile”. Mentre Ermanno Barbieri: “La saluto anche se sono contrario”. La Russa prontamente replica: “Essere contrario è una malattia da cui si può guarire”.
Gli fanno da guardia del corpo Marini e Gabbianelli. “E’ una fortuna avere un ex e prossimo sindaco, uno più bravo dell’altro”. Giudizio un po’ di parte?
Al ritorno, qualcuno gli propone scherzando di andare a occupare la Provincia e lui non se lo fa ripetere. Deviazione su via Saffi. Quasi di fronte al portone un ammonimento: “Aspettate, che poi pensiamo anche a voi”.
A passo sostenuto verso piazza del Comune. Un’ultima battuta: “E’ troppo bella questa città per darla in mano alla sinistra”.
Poi la promessa di tornare per festeggiare la vittoria di Marini e via, verso Roma.
Ci sono altri braccialetti che prudentemente aveva conservato, da distribuire. Anche nella capitale, meglio ingraziarsi la buona sorte.