- Il programma delle celebrazioni a Viterbo del 43° anniversario della Liberazione prevedeva, tra l’altro, la deposizione di una corona di alloro alla lapide di Paolo Braccini, medaglia d’oro al valore militare.
Ma chi era Braccini? I giovani lo conoscono? Ho qualche serio dubbio.
Braccini, nato a Canepina il 16 maggio 1907 e docente all’Università di Torino, abbandonò, dopo l’8 settembre del 1943, ogni impegno privato per entrare nel movimento clandestino di Torino.
Fa parte del primo comitato regionale piemontese in rappresentanza del Partito d’Azione.
Fu arrestato il 31 marzo del’44 da esponenti dei Fasci repubblicani di Torino, processato nei giorni 2 e 3 aprile, fu fucilato il 5 aprile del ’44.
Ha lasciato tre lettere, scritte alla vigilia della morte.
La prima, datata 3 aprile, davvero commovente alla figlia Gianna. Scrive, tra l’altro: ”Sarò fucilato all’alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorna capirai appieno…Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo padre”.
La seconda, sempre lo stesso giorno, alla moglie. Eccone alcune frasi: ”Tu sai perché muoio. Tienilo sempre presente e fallo presente a tutti… Non ho perso la vita inconscetemente: ho cercato di salvarmela per te, per la mia bambina, per la mia fede. Per quest’ultima occorreva la mia vita. L’ho data con gioia.”
La terza il 4 aprile, alla moglie e alla figlia alla vigilia della morte. Vi si legge: ”Ci hanno allungato la vita di 24 ore per sottoporci ad un nuovo interrogatorio… Il mondo migliorerà, siatene certe. E se per questo è stata necessaria la mia vita, sarete benedette…”
Da queste brevi, ma intense frasi si capisce bene la grande nobiltà d’animo e gli alti ideali di Braccini.
“Nelle lettere dei condannati a morte della Resistenza Italiana”, Enaudi editore, è riportata la sua biografia e si possono leggere integralmente le sue lettere. Quando si cerca di cancellare la Resistenza è di notevole significato ricordare eroi come il professor Braccini.
Oreste Massolo