Riceviamo e pubblichiamo - Tutti noi ricordiamo come all'inizio degli anni ‘90 il servizio postale italiano era considerato un pezzo del Paese molto indietro rispetto ai principi di efficienza e spesso rappresentava il simbolo dell’inadeguatezza nell’erogazione di servizi essenziali rispetto a un sistema economico e sociale che richiedeva certezza dei tempi, qualità e sicurezza nelle prestazioni.
Così l’evidente gap nella qualità dei servizi postali erogati tra l’Europa ed il nostro Paese, si tradusse ben presto in un intervento di riforma improcrastinabile che portò, nel Febbraio 1998, ad una radicale trasformazione di Poste italiane a S.p.A..
Era ovvio che il processo di trasformazione avviato presumeva l'adozione nella gestione dell’ Ente poste italiane del principio di efficienza produttiva, il recupero della qualità dei servizi e, infine, il risanamento economico e finanziario.
Quindi, la graduale privatizzazione di Poste Italiane divenne una tappa quasi obbligata, spianando così la strada per un abbandono delle logiche pubblicistiche passate e per intraprendere un nuovo rapporto con lo Stato, costruito di fatto su un Contratto di Programma che confermava l’ obbligo del “Servizio Universale” .
E’ proprio per mantenere il principio fondamentale di “universalità” (in parte disatteso a Celleno), che tradizionalmente i sistemi postali sono stati di dominio pubblico (ancora adesso Poste Italiane S.p.A. è una società per azioni il cui capitale è posseduto per il 65% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze).
Il motivo è appunto la necessità di offrire un servizio “universale”, ovvero di raggiungere qualsiasi punto del territorio, non importa quanto antieconomico sia.
Per esempio trasportare la posta in un isola sperduta con pochi abitanti costa estremamente di più che non in un quartiere di una grande città: ciononostante il servizio postale è stato sempre concepito in modo da offrire allo stesso prezzo il servizio indipendentemente dall'ubicazione del destinatario e del mittente (all'interno della nazione).
noltre il sistema dev'essere accessibile da tutti, quindi avere un costo molto contenuto: per questo motivo lo stato generalmente interviene a sovvenzionare il sistema postale.
Sono proprio questi principi fondamentali che spesso mancano all’offerta dei servizi postali presso il Comune di Celleno, cosicché l’amministrazione comunale ha da tempo interessato le competenti autorità dell’Ente per cercare di addivenire ad una soluzione.
In effetti sappiamo tutti come accanto ad un’offerta di prestazioni sempre più eterogenea (dal classico servizio di recapito della posta ai prodotti simil bancari del Banco Posta; dai prodotti assicurativi al prossimo ingresso nel mercato della telefonia mobile) si assista ad un non proporzionale aumento del personale soprattutto nelle sedi periferiche come quella di Celleno che scontano inoltre una presumibile vetustà nelle attrezzature, in particolare telematiche, che impediscono di offrire un prodotto efficiente.
E questi inconvenienti sono molto gravi perché non solo sono un ostacolo al sistema produttivo ed agli sforzi che facciamo per migliorare la qualità del nostro paese, ma creano ancora più danni ad un’ utenza “debole” quale quella degli anziani.
L’ “alzata di spalle” o l’approccio non sempre ortodosso degli impiegati nei confronti degli utenti, tanto più se arrabbiati (dovuti probabilmente all’impossibilitati di trovare una soluzione e anche per la mole di lavoro che si trovano ad affrontare), le file ed i tempi di attesa lunghissimi, la cronicizzazione del disservizio, come la mancata riscossione delle pensioni, l’impossibilità ad effettuare versamenti e/o prelievi in tempi congui sono solo alcuni delle problematiche che l’amministrazione comunale conosce e che sta cercando di risolvere.
E’ proprio su questo che però non dobbiamo fare demagogia, né strumentalizzazioni politiche, ma essere seri. Attraverso gli articoli e le note che sono comparsi in questi giorni a cura di rappresentanti della minoranza, accanto alla giusta segnalazione di inconvenienti, non si deve tentare di attribuire responsabilità all’amministrazione comunale cercando di ricavarne un tornaconto politico.
Su queste cose non si può solo evidenziare il problema per poi cercare di scaricarlo ad altri.
Quì non c’è destra né sinistra, non c’è maggioranza od opposizione, perché non è certo colpa dell’amministrazione comunale se Enti esterni non adempiono correttamente al proprio mandato.
In questi casi ci si unisce all’amministrazione comunale, che da tempo lavora sull’argomento, e si fa fronte comune nell’interesse di Celleno e dei suoi cittadini/e.
Marco Taschini
Sindaco di Celleno
SECONDA PUBBLICAZIONE