- Il continuo cambiamento delle liste presenti sulle schede fa sì che sia difficile operare confronti tra consultazioni elettorali pur omogenee.
Ancor più quest’anno è difficile valutare le differenze delle elezioni comunali appena svoltesi rispetto a quelle del 2004.
Se infatti si tenta di ricondurre i numeri agli schemi destra/sinistra si incappa nella difficoltà di inquadrare un fenomeno come la lista Grillo, che è contro “la casta” politica di qualsiasi colore.
Oppure ci si imbatte nella lista Italia dei valori-ecologisti, che a livello nazionale è alleata del Pd, mentre a livello locale è stata guidata da una persona normalmente schierata con il centrodestra, che quella parte ha infatti finito per sostenere al ballottaggio. Inoltre i vari “cambi di casacca”, i passaggi di consiglieri comunali da un partito all’altro, la scomparsa di alcune liste e la nascita di nuove (in primis Pd e Pdl), rendono molto complicata una ricostruzione dei flussi.
Inoltre nel 2004 la percentuale dei votanti (43.137) si assestò sull’83,33% e i voti validi per i candidati sindaco furono 41.347, mentre due settimane fa, in concomitanza con le elezioni politiche, l’affluenza ha raggiunto l’85,68% (44.621) e i voti validi 43.389. Si è quindi registrato rispetto a 4 anni fa un incremento di 2.042 voti validi, che non sono poca cosa. Ma una analisi comparativa del voto deve pur essere tentata e allora proviamo a fornire qualche elemento, facendo leva sui risultati dei candidati sindaco, che con l’elezione diretta rappresentano il riferimento più immediato per gli elettori.
Partiamo dal centrodestra: è netto il calo di Giulio Marini rispetto a Giancarlo Gabbianelli: 21.323 voti (49,14%) contro i 23.491 (56,81%) del suo predecessore alla guida dello schieramento di centrodestra. E’ chiaro che il candidato del Pdl ha scontato la presenza autonoma di Rodolfo Gigli e dell’Udc.
Difatti nel 2004 la concorrenza da destra veniva a Gabbianelli da Giuseppe Salomone della Fiamma Tricolore, che raccolse 379 voti (0,92%) e dalla lista civica di Ferdinando Signorelli con 1.079 suffragi (2.65%): cifre che sommate danno una performance anche migliore dei 1.344 voti che Giuseppe Talucci Peruzzi (3,10%) ha raccolto due settimane fa per La Destra, nonostante il maggior numero dei votanti registratisi.
Nell’altro campo Ugo Sposetti raccoglie 14.525 voti, pari al 33,48%. Sommando ai suoi i voti raccolti da Enrico Mezzetti (1.405, ossia il 3,24%), quelli di Marcello Di Prospero (303, 0,70%) e quelli di Roberto De Santis pur con le avvertenze di cui sopra (219, 0,50%) si raggiungono i 16.452 voti, pari al 37,91%. Una percentuale pressoché uguale a quella raggiunta nel 2004 da Severo Bruno, che, sostenuto da tutto il centrosinistra unito, con 15.448 voti segnò il 37,36%.
Al centro Nando Gigli raggranella 3.348 voti, pari al 7,80%, mentre quattro anni fa Regino Brachetti, non ancora approdato sulla sponda di centrosinistra, prese 932 voti pari al 2,25%.
In definitiva possiamo dire che il centrosinistra rimane sostanzialmente al palo né vale una candidatura “pesante” come quella di Ugo Sposetti a far compiere passi in avanti.
Anzi, per la verità, senza sommare voti di altri schieramenti che quattro anni fa si ritrovarono assieme, assistiamo ad un arretramento rispetto a Severo Bruno sia in termini assoluti (- 923 voti) sia in termini percentuali (- 3,88). Come dire che la “corsa solitaria” in stile veltroniano del tesoriere nazionale dei Ds alla fin fine sembrerebbe non aver portato alcun valore aggiunto dal punto di vista elettorale.
Per quanto invece riguarda il centrodestra, se sommiamo i 21.323 voti di Marini ai 3.348 di Gigli otteniamo la cifra di 24.671, superiore ai 23.491 ottenuti da Gabbianelli, che allora godeva del sostegno di Gigli e dell’Udc (ma bisogna sempre tener conto del maggior numero di votanti dell’ultima tornata).
Risulta quindi evidente che il blocco che sostenne Gabbianelli quattro anni fa si è diviso, ma si è sostanzialmente riprodotto tal quale. La cosa è ancora più evidente dal punto di vista percentuale: sommando il 49,14% ottenuto da Marini al 7,80% raggiunto da Gigli si ottiene un 56,94%, che è quasi la fotocopia del 56,81% ottenuto da Gabbianelli.
La conclusione che può trarsi da questa breve analisi è quella di un elettorato “statico”, piuttosto fidelizzato agli schieramenti (in linea di massima anche le differenze tra voto politico e voto amministrativo non presentano scostamenti eclatanti), amante della continuità nella guida della città.
Un risultato confortante per il centrodestra, anche nella sua nuova configurazione, piuttosto preoccupante invece per un centrosinistra incapace di ampliare, se pur di poco, la propria base di consenso.
Un quadro che verrà completato dai risultati del ballottaggio, che ritorna sulla scena dopo 13 anni: la prima e l’ultima volta che si svolse fu infatti nel 1995, quando il sindaco Marcello Meroi portò la destra alla guida della città con il 56,10% contro il 43,90% di Enrico Mezzetti per la sinistra. Vedremo a spoglio completato quale sarà il responso finale voluto dai cittadini viterbesi.