Riceviamo e pubblichiamo - Ancora una volta vogliamo stimolare la popolazione viterbese ad utilizzare il proprio cervello e a tenere alte le antenne!
Vigiliamo sugli eventi che verranno!
L’Italia è piena di grande opere promesse, iniziate, interrotte o in perenne corso di costruzione.
Opere che altrove vengono condotte a termine in tempi e a costi ragionevoli, nel nostro paese impiegano tempi biblici e richiedono all’erario pubblico esborsi esagerati.
La colpa, dicono i mezzi di stampa, è della burocrazia, di una errata concezione dell’ecologismo e, negli ultimi tempi, dell’opposizione delle popolazioni locali, guidate da Masaniello d’accatto, che cercano facile notorietà a scapito del bene del paese.
Poi, leggendo tra le righe o sulle poche pagine di una informazione non pilotata, veniamo a scoprire che in alcuni casi milioni di euro di denaro pubblico vengono spesi solo nella fase di progettazione di opere che non verranno mai realizzate e, altre volte, che il ministero dell’Ambiente non può portare a termine le Valutazioni di Impatto Ambientale perché le imprese costruttrici non inviano i documenti richiesti o perché il progetto continua ad essere cambiato in corso d’opera, per un errata pianificazione iniziale o, più semplicemente, per far lievitare i costi previsti. Infine, come è successo nel caso dei rifiuti a Napoli, si scopre che la popolazione locale, dapprima criminalizzata, aveva le sue sacrosante ragioni.
Allora ci viene il sospetto che in Italia molte grandi opere vengano pianificate non già per il futuro beneficio che arrecheranno al territorio o alla popolazione, ma per l’immediato tornaconto dei grandi studi di progettazione e delle grandi imprese di costruzione, che, con il sistema dei subappalti, fanno in modo che le briciole della pioggia di denaro pubblico irrori anche il sistema locale.
Non vorremmo che fosse di ciò che si parla quando si agita a gran voce il progetto del futuribile aeroporto di Viterbo.
Già nel recente passato c’erano state delibere a favore di soliti noti, delle quali non è facile comprendere fino in fondo l’obiettivo (ma delle quali è molto chiaro l’artefice, l’ex sindaco rientrante dalla finestra del palazzo dei Priori), ma adesso ci giungono nuove informazioni da una bella inchiesta di Report sul sistema aeroportuale italiano, informazioni che (anche noi abbiamo le nostre buone fonti) avevamo anche avuto modo di anticipare nel corso della campagna elettorale.
Ma vediamo il motivo del contendere.
Il progetto dell’aeroporto di Viterbo si basa sulla raccolta del traffico aereo low-cost diretto alla capitale.
Il mondo low-cost è un mondo nuovo, dove sono le compagnie che, disponendo della grande massa dei passeggeri, decidono dove portarli sulla base degli incentivi economici che ricevono dai diversi aeroporti.
Quello che interessa un turista di Bratislava è poter fare una vacanza spendendo 20 euro per il biglietto aereo. Se a questo prezzo il vettore lo porterà a Siviglia e non a Roma, la scelta è presto fatta.
Per quanto riguarda specificatamente il traffico per Roma, il principale vettore low-cost Ryanair (come ci avevano confermato le nostre fonti e come ha ribadito ieri il portavoce della compagnia a Report) non ha nessuna intenzione di rinunciare ai vantaggi economici e di posizione rispetto alla città che offre Ciampino: non per niente ha già presentato e vinto un ricorso al Tar del Lazio sulla riduzione dei voli per ragioni ambientali decisa dal Ministero dei Trasporti.
Di un eventuale spostamento a Viterbo non sanno e non vogliono saperne nulla.
Il passato governo ha cercato di difendere i cittadini di Ciampino, la cui vita è ormai distrutta dall’inquinamento atmosferico ed acustico, ma, come ha detto ieri a Report anche il rappresentante dell’Enac, ente che presiede il volo commerciale, non esistono dati ufficiali sui quali basare queste decisioni, quindi Ryanair avrà vita facile ad ottenere ancora sentenze favorevoli. Anche perché il loro obiettivo è solo quello di guadagnare tempo (come ci dice sempre la nostra fonte confidenziale), scommettendo sul possibile fallimento o sul radicale ridimensionamento di Alitalia (per questo motivo sono stati i primi firmatari dell’appello contro il prestito ponte fatto alla compagnia di bandiera dal governo).
Questo evento, che temiamo avverrà molto prima del completamento dell’aeroporto della Tuscia, andrebbe a creare una notevole disponibilità di spazio nell’aeroporto di Fiumicino, che Ryanair si offrirebbe immediatamente di colmare, anche se alle proprie condizioni.
D’altra parte, potrebbe il sistema turistico romano fare a meno dei milioni di passeggeri portati dal vettore irlandese? Crediamo proprio di no.
Il suo posto potrebbe essere preso da altri vettori? Nessuno ha oggi il parco aereo e la distribuzione capillare di aeroporti di partenza che ha Ryanair.
Quindi Ryanair negozia da una condizione di forza. Senza poi dimenticare che c’è un secondo motivo per cui Ryanair ha interesse nel fallimento di Alitalia: la liberazione completa di Malpensa, che alla compagnia irlandese interessa come hub meridionale, essendo quello settentrionale la loro base di Stansead, vicino Londra.
Qual è allora il ruolo di Viterbo in tutto questo affare? Nessuno, perché come ha detto il portavoce di Ryanair a Report, “Noi Viterbo non lo consideriamo neppure”.
E allora, cittadini viterbesi, facciamo attenzione, molta attenzione, che i lavori per l’aeroporto non si facciano ugualmente, ma solo per placare appetiti che niente hanno a che fare con il traffico aereo.
Spendere milioni di euro di denaro pubblico per avere poche decine di migliaia di passeggeri l’anno farà felice qualcuno, ma non porterà certo beneficio all’economia della nostra città.
Con buona pace di chi questo territorio meraviglioso lo vive e ne subisce le annose carenze (pendolari in primis).
I Grilli viterbesi