Riceviamo e pubblichiamo
- Tra le questioni centrali delle comunità c’è il destino della “ risorsa acqua“.
Capire cosa pensano, a tal proposito, i candidati a sindaco è indispensabile.
Sapere se condividono il principio che “l’acqua non è una merce ma un diritto dell’uomo” è essenziale .
Perché condividere questo principio significa contrastare la privatizzazione e mercificazione dei servizi idrici .
Significa essere i difensori di un bene comune delle Comunità che si intendono amministrare .
Un bene preso d’assalto dalle Banche per le quali vale più un litro di acqua che di petrolio .
Una risorsa già scarsa oggi e che andrà scarseggiando: di tutta l’acqua solo il 3% è potabile . Di questo 3% , il 2,7% è usato nell’agricoltura industriale. Rimane lo 0,30% dell’acqua su cui c’è una enorme pressione.
A Viterbo ( A.T.O. 1 ) l’affidamento del ciclo delle acque alla società a capitale pubblico “Talete” ha evitato la svendita di questo bene essenziale .
Ma questa gestione ha un rischio: la legge richiede che anche società interamente pubbliche siano società di capitali, soggetti di diritto privato.
E oggi questo limite sono il nervo scoperti della società Talete: assediata da interessi partitocratici, con un consiglio di amministrazione che rappresenta solo la metà dei soci ( tutto di centro-destra e votato a maggioranza ), con distrazioni ed assediata dalla tecnocrazia potrebbe rappresentare il cavallo di Troia per impossessarsi dell’acqua.
Infatti dopo discutibili aumenti di capitale oggi si propone un “ finanziamento ponte“ attraverso istituti bancari per far fronte alla gestione dei servizi presi in carico ed a completare l’iter di acquisizione degli altri Comuni.
Tale finanziamento costituirebbe una anticipazione di cassa sui ricavi e poi sarebbe incluso in un finanziamento generale da individuare sul mercato.
Questo cruciale passaggio potrebbe rappresentare la perdita del controllo pubblico dell’acqua e ritrovarsi in un vortice di mercato che è in opposizione netta ai principi ispiratori della “ Società Talete“ nata per l’acqua pubblica.
E tutto questo accadrebbe mentre si attende la legge di iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, che contiene fondamentalmente :
Gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture e dotazioni patrimoniali afferenti al servizio idrico integrato costituiscono il capitale tecnico necessario e indispensabile per lo svolgimento di un pubblico servizio e sono proprietà degli enti locali, i quali non possono cederla.
Tali beni sono assoggettati al regime proprio del demanio pubblico ai sensi dell’art. 822 del codice civile e ad essi si applica la disposizione dell’art. 824 del codice civile. Essi, pertanto, sono inalienabili e gravati dal vincolo perpetuo di destinazione ad uso pubblico.
Ai candidati a sindaco, privilegiati difensori dei beni comuni, la parola.
Bengasi Battisti
Sindaco di Corchiano