Riceviamo e pubblichiamo - Durante il 2° Forum mondiale sull'acqua ,svoltosi nel 2000, voluto dal Consiglio mondiale sull'acqua, organismo che su iniziativa della banca mondiale è nato nel 1994, abbiamo assistito ad un passaggio fondamentale: l'acqua cambia status,da diritto umano , diventa un bisogno umano, quindi può essere regolato dalle leggi della domanda e dell'offerta!
Le aziende francesi Vivendi e Suez-Lyonnais des Eux (ora Ondeo), la tedesca RWE, i colossi Nestlé e Danone, l'americana Coca Cola e l'italianissima ACEA immediatamente si contendono la spartizione della torta.
La privatizzazione dei servizi idrici municipali e la corsa frenetica che sta avvenendo, ha precedenti ben poco rassicuranti ampiamente documentati ,ad esempio le bollette che pagano i cittadini di Erevan, capitale dell'Armenia, finiscono nelle casse del Comune di Roma, titolare del 51% delle azioni dell'ACEA, che gestisce l'acquedotto locale! Inoltre per i cittadini le bollette sono lievitate sensibilmente, fino a tre volte ed i profitti delle corporazioni sono aumentati fino al 700%.
Ma non è tutto, nonostante ciò gli standard qualitativi sono sempre più deficitari , mentre le imprese traggono sempre più ulteriori profitti, ed è chiaro che gli utenti che non sono in grado di pagare vengono tagliati fuori. Assistiamo pertanto con la privatizzazione dell’acqua ed in particolar modo nel settore della “gestione dei servizi idrici” il perseguimento dell’obiettivo del profitto a scapito della qualità del servizio ed all’accrescere di fenomeni di scarsa trasparenza come aumenti tariffari, rapporti ambigui tra autorità locali e gestori, corruzione, problemi sui lunghi affidamenti ai privati, irregolarità.
In Italia lo spirito della legge Galli era animata da un principio di buon senso , ritenendo che l’utente finale doveva farsi carico dei costi del servizio , la situazione di fatto è diversamente rappresentata da uno sfruttamento eccessivo e sconsiderato delle risorse idriche con perdite medie che si aggirano intorno al 30%, con investimenti dell’industria dei servizi crollati dall’85 ad oggi ad un terzo, con un terzo degli italiani che non gode di un accesso regolare e sufficiente di acqua potabile.
Ma quello che riteniamo assurdo è che diversamente si vuole attuare la legge Galli facendo pagare ai cittadini i disservizi, affidando la gestione ai privati , cosa che non riteniamo negativa a priori , ma non condividiamo minimamente che tale gestione di affidamento ai privati debba avvenire senza garanzia di miglioramento della distribuzione e della qualità dell’acqua!
Nel 2002 pertanto è stato varato nella finanziaria l’art. 35 recante “norme in materia di servizi pubblici locali” che ha imposto agli Enti locali l’obbligo di dare in gestione ai privati i servizi idrici , passando dunque da una gestione dei servizi idrici affidata in precedenza ad una azienda pubblica con una sola missione , ovvero il pareggio di bilancio, ad una gestione privata che per missione istituzionale si pone come fine solo e meramente utili.
"In tal modo, sostiene Roberto De Santis, candidato a sindaco per l’Italia dei valori ,nell’affidare la gestione ai privati senza regole e trasparenza viene vanificata la funzione democratica del controllo diretto del cittadino sulla gestione, cittadino che viene trasformato in un anonimo cliente.
Si codifica l’assunto che un’azienda pubblica, in quanto tale, non può essere efficiente e che solo il privato è indice di produttività e benessere. Ebbene questo non è un principio assoluto perché il pubblico e privato devono competere con regole certe e solo in questo modo la comunità potrà trarre giovamento.
La realtà è che per anni i due schieramenti politici si sono contrastati favorendo uno solo il mercato , l’altro lo stato. Riteniamo che queste due entità , imprese pubbliche e private, per passare da un mercato virtuale ad uno reale, devono competere con regole certe. Siamo favorevoli al mercato, ma non ad un mercato senza regole.
Se dobbiamo pertanto trasferire la gestione dell’acqua, questa deve essere sempre revocabile, altrimenti si bloccano gli investimenti, in quanto una impresa, una volta "cuccata" la torta, con la sicurezza dell’irrevocabilità da parte dello Stato , finisce per fare esclusivamente i suoi interessi ed i cittadini gli unici a rimetterci con il rischio che si proceda ad aumenti ingiustificati, come è già avvenuto, pertanto il cittadino ed il comune devono sempre esercitare un controllo al fine di garantire un servizio equo!".
Italia dei valori-Ecologisti