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Giulio Marini |
Riceviamo e pubblichiamo
- In base ad una disposizione risalente al 1957 (dall’art. 38 del d.p.r. n. 361 del 30.03.1957)e un giudizio (improprio) del Ministero degli interni, Poste Italiane non concede i permessi retribuiti ai propri dipendenti chiamati a svolgere le funzioni di segretario, presidente e scrutatore ai seggi elettorali.
In realtà tale disposizione aveva un senso quando le Poste Italiane erano un soggetto pubblico e dipendevano dal Ministero delle poste e telegrafi e tale norma si riferiva appunto allo status di dipendenti statali, ma oggi a tutti gli effetti Poste Italiane S.p.A. è un sogetto privato distinto e diverso dal Ministero di Poste e Telecomunicazioni.
Nonostante le decine di cause vinte ( art 700 vinti anche in appello ), dove nel giudizio del giudice si paventa una violazione della costituzione da parte di Poste Italiane, e nonostante l’impegno sottoscritto nell’ultimo rinnovo contrattuale l’Azienda continua a negare questo diritto costituzionalmente garantito.
La scarsa considerazione dei diritti dei lavoratori si evidenzia anche da questi comportamenti che negano appunto un diritto sancito costituzionalmente.
L’Azienda ha considerazione dei propri dipendenti solamente quando “questi” producono profitti, quando si sottomettono in silenzio alle vessazioni quotidiane, non considerandoli cittadini quando rivendicano i propri diritti.
La SLC- CGIL è impegnata a garantire questo diritto ricorrendo anche allo strumento legale per riaffermare un vero e proprio diritto civico.
Invitiamo tutti i lavoratori che sono incorsi in queste violazioni del diritto da parte dell’Azienda Poste ha segnalarlo per intraprendere le necessarie azioni legali.
Segretario Provinciale SLC-CGIL Viterbo Carlo D’Ubaldo