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Viterbo - Fipe - E' il centro e il centro nord a soffrire maggiormente della recessione economica
Crisi dei pubblici esercizi
Viterbo - 11 dicembre 2008 - ore 11,20

- E’ tutto il centro ed il centro nord a soffrire maggiormente gli effetti della recessione nel comparto dei pubblici esercizi.

Secondo un elaborazione del Centro studi Fipe su dati Infocamere, nel terzo trimestre del 2008 i saldi negativi (la differenza tra le chiusure e le nuove aperture dei pubblici esercizi) si sono concentrati fra Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Il sud sembra, invece, ancora riuscire a cavarsela, ad eccezione della Campania.

A livello nazionale il settore è in piena sofferenza. Per la prima volta gli esercizi ad abbassare le saracinesche sono stati più numerosi di quelli che hanno avviato una nuova attività. Ben 3439 i soggetti che hanno rinunciato all’impresa, contro 3089 che si sono immessi sul mercato, risultato: un saldo negativo pari a -350 unità.

A livello regionale, fra l’offerta bar e quella ristoranti, esistono dei distinguo. La sofferenza maggiore si regista fra i bar. A tirare la classifica negativa è la Toscana, seguita da Campania ed Emilia Romagna.

Nel settore ristorazione è il Nord ad avere la peggio: la crisi più forte si registra in Lombardia, seguita dal Veneto. il Sud sembra resistere ancora, la Calabria conquista il primato del saldo positivo sia nel canale bar che in quello ristorazione.

La situazione non appare rosea per la nostra regione che ha chiuso il terzo trimestre con un saldo negativo pari a -44 unità.

Il saldo negativo regionale si riflette immancabilmente sulla nostra provincia, dove si registrano sostanziali differenze tra i vari tipi di offerta: il primato negativo spetta alla ristorazione con un saldo negativo pari a -6 unità(-0,98%), seguito da mense catering e banqueting che registrano un saldo di – 2 unità (-10%), unica inversione di tendenza per bar e caffetterie, birrerie, pub, enoteche ed altri servizi senza cucina, che vedono un saldo positivo pari a 4 unità(+0, 50%).

”Se i dati a fine anno confermeranno questa tendenza - ha spiegato Antonia Biritognolo, presidente provinciale Fipe - significherebbe che siamo in piena crisi strutturale. E’ il segnale di una crisi più profonda di quanto si potesse immaginare, peggiore anche a quella del ’93.

In quell’anno infatti la crisi era di tipo congiunturale poiché il settore era all’interno di una tendenza ai consumi fuori casa in aumento. Spesso bar e ristoranti hanno passato periodi difficili ma il saldo, almeno a livello nazionale, era sempre stato positivo.

I nostri politici locali devono applicare nuove regole di programmazione territoriale per riparare a una liberalizzazione squilibrata e selvaggia mentre,a livello nazionale, chiediamo una responsabile revisione degli studi di settore, in considerazione degli effetti congiunturali dei redditi imponibili delle nostre imprese”.

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