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Viterbo - Acquapendente - Conferenza - dibattito sull'inquinamento luminoso - 13 dicembre
"... E quindi uscimmo a (ri) veder le stelle"
Viterbo - 11 dicembre 2008 - ore 11,25

Riceviamo e pubblichiamo - Sabato 13 dicembre, alle ore 17.30, a Acquapendente, presso il cinema Olympia, si terrà una conferenza-dibattito dal titolo “…e quindi uscimmo a (ri) veder le stelle: inquinamento luminoso, un male curabile”.

Tema della serata sarà, quindi, un nuovo tipo di inquinamento che da ormai più di 50 anni perseguita i cieli notturni dei nostri centri abitati: quello luminoso prodotto dalle fonti di luce artificiale (lampioni, insegne luminose, proiettori, torri-faro) che di notte disperdono anche più del 50% della loro luce verso l’alto, illuminando artificialmente il cielo e offuscando la visione notturna degli oggetti astronomici più deboli.

Relatore della serata sarà l’avvocato Mario Di Sora, direttore dell’osservatorio astronomico di Campo Catino (Fr), nonché presidente della sezione italiana dell’International dark-sky association e vice-presidente dell’unione Astrofili italiani.

Il suo intervento verterà sull’aspetto legislativo del problema, ricordando che diverse regioni italiane, tra cui il Lazio, da alcuni anni si sono dotate di opportune leggi regionali per il contenimento dell’inquinamento luminoso e il risparmio energetico.

Per quanto riguarda, invece, l’aspetto scientifico più prettamente tecnico-architettonico, interverrà l’architetto Andrea Vagni, in qualità di presidente dell’associzione scientifica astronomica “Nuova Pegasus” ed esperto di inquinamento luminoso.

Moderatore della serata sarà il Massimo Bedini che, in qualità di direttore della riserva naturale di Monte Rufeno, presenterà anche il nuovo centro di ricerca, didattica e divulgazione astronomica di cui la riserva si è dotata dal mese di settembre 2008.

L’iniziativa sarà patrocinata dal Comune di Acquapendente, in qualità di ente gestore della riserva naturale Monte Rufeno, e vedrà i saluti anche del sindaco Alberto Bambini.

L’oasi astronomica di “Monte Rufeno” si trova infatti nel cuore della omonima riserva naturale ed è stata concepita in modo da poter essere utilizzata da tutti: scuole, ricercatori, visitatori provati o semplici appassionati.

Lo strumento principale è un moderno telescopio dotato di uno specchio primario parabolico di 60 cm di diametro (tra i più grandi d’Italia) in configurazione Nasmith e montatura alta-zimutale, inserito in una cupola semovente di 3,16 metri di diametro.

E’ per queste speciali caratteristiche che verrà chiesto, quindi, alla Regione Lazio l’inserimento dell’osservatorio astronomico di “Monte Rufeno” in una speciale fascia di protezione contemplata nell’art.6 (commi 2 e 3) della legge regionale n.23 del 13/04/2000, e nell’articolo 5 del regolamento regionale n.8 del 18/04/2005.

L’inquinamento luminoso è, infatti, facile da testare: basta contare le stelle visibili in cielo durante una qualsiasi notte serena da una via illuminata di un centro abitato, e fare la stessa cosa in aperta campagna.

Da qualche decina di stelle che si conterebbero nel cielo di una città, in aperta campagna, il numero di stelle visibili potrebbe salire sino a qualche migliaio.

Un vero dramma quindi per gli astronomi professionisti, ma anche per tutti quegli astrofili che ogni notte devono recarsi lontano dai centri abitati per poter ammirare il firmamento nel suo antico splendore.

Ma la questione non investe solo aspetti di tipo culturale o ambientale, anche se aver perso la consapevolezza della seconda metà dell’ambiente che ci circonda non è di secondaria importanza.

Il problema è anche e soprattutto di tipo energetico ed economico, visti i tempi di crisi globale che vivono i mercati internazionali.

Disperdere luce verso l’alto per illuminare il cielo, vuol dire sperperare inutilmente migliaia di euro all’anno in bollette per l’energia elettrica e in costi ambientali per la sua produzione.

È bene quindi aver presente che la luce diffusa non serve a vedere meglio, ma a vedere peggio ed è un vero spreco di energia: ogni kilowattora di luce emessa viene prodotta bruciando combustibili che inevitabilmente producono inquinamento chimico nella nostra atmosfera aumentando l’effetto serra.

Ad esempio i corpi illuminanti a sfera sono gli strumenti d’illuminazione più inquinanti ed inefficienti: disperdono oltre il 60% della luce emessa verso l’alto.

Oppure le lanterne tradizionali illuminano inutilmente i piani alti dei palazzi piuttosto che la strada: l’efficienza è bassa e per ottenere un illuminamento sufficiente è necessario usare un’alta densità di corpi illuminanti.

Associazione Scientifica Astronomica “Nuova Pegasus”

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