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Viterbo - Lettere - Scrive Giuseppe Occhini
Basta diatriba politica sull'Arcionello
Viterbo - 11 dicembre 2008 - ore 0,15

Riceviamo e pubblichiamo - Non ritengo di dovermi unire alle manifestazioni di giubilo di alcuni ambientalisti viterbesi per l'approvazione da parte della Regione Lazio del parco dell' "Arcionello", e ciò non  tanto perché non sia propenso agli stati euforici o perché voglia disconoscere che si tratti di un evento positivo, ma per tutta una serie di considerazioni che cercherò di esporre nel modo più breve possibile.

1° E' stato deludente osservare come tutto il discorso sul parco si sia in questi ultimi tempi ridotto a uno scontro tra diversi gruppi politici in competizione tra loro per determinare vinti e vincitori ed attuare una serie di ripicche e rivalse. E non si capisce bene se quelli che sono risultati vincitori siano più soddisfatti per
l'attuazione del parco o per la sconfitta dei loro avversari.

2° E' risultato evidente che anche in questa occasione un problema di grande rilevanza cittadina ha dovuto fare i conti con le pretese dell'edilizia locale. Non sono stati evidenziati tanto i vantaggi ambientali, paesaggistici e culturali quanto i presunti danni agli interessi dei costruttori, che in questa nostra città dovrebbero, secondo alcuni, essere ritenuti sempre preminenti.

3° Pian di Ciecciole, situato in un'area limitrofa ed alquanto confinata rispetto al resto del parco, è stato in esso incluso motivandone la presenza non per le particolarità di carattere ambientale o archeologico o storico ma per liberarsi dal pericolo di un'edificazione di 117.000 metri cubi.

Impostazione che potrei in parte condividere se gli ambientalisti ed i politici che l' hanno sostenuta fossero subito disponibili a dar battaglia con altrettanto zelo contro le ben più grandi cubature che incombono su tutta la periferia di Viterbo e devastano e sconvolgono sempre più le zone verdi, il paesaggio ed i siti archeologici. In definitiva, io non sono aprioristicamente contrario all'inserimento di Pian di Ciecciole nel parco in quanto  ne amplia anche se di poco le dimensioni, ma ritengo non condivisibile che un problema del parco sia stato strumentalizzato per dimostrare il proprio peso politico.

Non posso inoltre non sottolineare che un'altra area da me ripetutamente proposta, di notevole interesse archeologico, in quanto sede documentata di necropoli dell'età del ferro e dell'alto arcaismo, è stata del tutto ignorata pur non essendo emerso che allo stato attuale essa sia appetibile dal punto di vista edilizio.

4° Sino ad oggi non è stato fatto alcun cenno su due fondamentali problemi che se non risolti in maniera adeguata renderanno vana l'efficienza e la funzionalità del parco, il quale come spesso è accaduto, potrebbe ridursi a mero carrozzone clientelare dell'amministrazione che lo gestisce. Il primo di questi problemi riguarda la Cava Anselmi e parte del territorio a monte di essa. Trattasi infatti di un terreno privato che nell'ipotesi di piano integrato sarebbe stato ceduto al Comune di Viterbo.

La Cava è indispensabile per un parco che non si limiti a funzioni conservative dell'ambiente ma voglia anche sviluppare prestigiose attività culturali e scientifiche.

Nel convegno del 19 gennaio del 2006, organizzato dal Comitato viterbese per la tutela dell'ambiente e dei beni culturali, furono tra l'altro ipotizzati un museo di scienze naturali, un acquario, degli impianti scientifici per lo studio degli ambienti dulcacquicoli, strutture per l'educazione e la didattica ambientale
e per conferenze e per convegni.

Tutto ciò nella Cava Anselmi sarebbe possibile per disponibilità di spazi e per abbondanza di locali da restaurare e ristrutturare. Ma come si pensa di poter disporre di questa area che, essendo privata, rischia di essere interdetta al transito ed a qualsiasi pubblica utilizzazione?

Il secondo problema è quello del completamento del già obsoleto semianello che, secondo la progettazione nota, attraverserebbe il parco tagliandolo in due troconi, con tutte le intuibili conseguenze.

Se non si vuole che sia inflitta al parco una ferita ben più esiziale di quella che avrebbe prodotto l'edificazione di Pian di Ciecciole è indispensabile scegliere un percorso alternativo; la cosa non è impossibile.

Concludo dicendo che è tempo, dopo le polemiche e gli scontri della politica, che si riparli del parco per quanto attiene alle sue problematiche organizzative e strutturali auspicando un ritorno sulla scena cittadina delle associazioni e dei gruppi che lo hanno promosso e che non credo abbiano esaurito la loro funzione.
Giuseppe Occhini 

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