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Viterbo - Turismo - Interviene Vincenzo Ceniti
Terme, si torna a sperare
Viterbo - 23 dicembre 2008 - ore 12,15

Riceviamo e pubblichiamo - Torna d’attualità l’argomento sulle terme di Viterbo.

Ogni qualvolta se ne parla si scuote la testa, si fa un sorriso di sufficienza e alla fine non si sa cosa dire, tanta è la noia-rabbia di ripetere sempre le stesse lamentale del tipo “abbiamo un tesoro che non è stato sfruttato”, “ i nostri politici non sono mai stati capaci di …”, “se le nostre acque ce l’avessero altre città….” e via discorrendo.

Un’innata dose di ottimismo, legata a taluni eventi degli ultimi mesi, ci induce tuttavia a pensare che qualcosa stia cambiando.

Lo zampino ce l’ha messo forse il progetto aeroportuale che inevitabilmente s’è impattato con quello dello sviluppo termale, provocando una serie di interrogativi e, comunque, un rinnovato interesse.

Da non sottovalutare un’altra circostanza. Nella giunta comunale di Viterbo siede un assessore che si occupa delle politiche per lo sviluppo del termalismo. E guarda caso è un medico.

Non è la prima volta che accade, ma non in maniera così esplicita.

C’è pure una crescente attenzione dell’università della Tuscia nei confronti del nostro bacino idrotermale, diligentemente dimostrata nel convegno tenutosi nei giorni scorsi al Riello.

A questo si aggiunga la volontà del comune di sanzionare o quanto meno di gestire con oculatezza l’uso indiscriminato dei prelievi abusivi (una delle cause dell’abbassamento della portata delle sorgenti) mettendo a disposizione acqua alternativa per le colture dell’area termale.

Da ricordare pure la favorevole conclusione dell’annoso contenzioso sulle ex terme Inps con l’accordo (nell’agosto scorso) tra Comune di Viterbo e Regione Lazio per la costituzione di una società paritetica a capitale pubblico, finalizzata al risanamento della struttura.

Ma c’è dell’altro. Università e comune hanno concordato un monitoraggio delle acque (termali e non) del bacino viterbese comprese tra il Bagnaccio e il Paliano, nonché l’attivazione di una sperimentazione geotermica in campo per valutare le possibilità di utilizzare il calore delle acque come energia alternativa attraverso i pozzi esistenti, senza compromettere la falda.

Va inoltre detto che il Comune di Viterbo è in procinto di approvare il “Piano agricolo termale”, che contiene norme di tutela igenico-sanitaria ed ambientale dell’area, vero strumento di programmazione urbanistica, propedeutico al nuovo piano regolatore.

Tutto questo, come detto, ci induce all’ottimismo.

Ci sarebbe ora da discutere su cosa fare, anche in presenza di un futuro e probabile aeroporto.

Non si può certo imitare il modello, tra l’altro desueto, di altri centri come Fiuggi, Montecatini, Abano o Chianciano. La zona termale di Viterbo è ormai urbanisticamente compromessa, non ci sono parchi naturali e non sussistono le necessarie condizioni ambientali.

Occorre dunque inventarci altre soluzioni, forti anche del fatto che, arrivando buon ultimi, abbiamo qualche chance in più, se non altro nell’evitare gli errori degli altri.

Intanto vanno salvaguardate e consolidate le strutture esistenti, con particolare riguardo a “Terme dei Papi”, che assicurano al sistema una solida base di partenza.

Da non sottovalutare, poi, le rapide trasformazioni che il turismo termale ha subito negli ultimi anni, se è vero che alla cura in senso terapeutico s’è aggiunta quella della prevenzione e del benessere, apportatrice di nuovi comportamenti e stili di vita.

Occorre altresì osservare che i collegamenti rapidi favoriranno sempre più una domanda piuttosto vivace negli arrivi, ancorché debole nelle presenze.

A ciò si aggiunga lo scalo aeroportuale che di per se stesso è generatore di clientela di transito.

Queste premesse dovrebbero consigliare la creazione di strutture agili, non necessariamente dotate di albergo, pur se collegate alle attrezzature ricettive esistenti: agriturismi, b&b, residence e gli stessi hotel della città e dintorni.

E’ indispensabile, in ogni caso, che sia assicurata l’eccellenza della terapia in ogni sua articolazione.

Ben vengano, poi, le più sofisticate tecnologie riguardo al fitness e alle attività collaterali, molto utili peraltro all’affermazione del logo “terme” (Spa per dirla alla latina).

A fare la differenza con altri potenziali concorrenti, sarà la bontà delle nostre acque che pertanto vanno protette e salvaguardate come bene economico primario.

Vincenzo Ceniti

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